Droni kamikaze, i militari iraniani insegnano alle truppe russe come usare i Shahed-136

Veloci e difficili da intercettare, questi droni sono capaci di controbattere ai lanciarazzi Himars statunitensi

Giovedì 13 Ottobre 2022 di Giorgia Crolace
Guerra in Ucraina, i militari iraniani insegnano alle truppe russe come usare i droni kamikaze Shahed-136

I russi avrebbero schierato militari iraniani associati al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche nei territori occupati dell'Ucraina per insegnare all'esercito russo come usare i droni Shahed-136. È quanto sostiene l'Istituto americano per lo studio della guerra (Isw). Citando il Center for National Resistance, l’Istituto ha riferito che le truppe russe hanno portato un numero imprecisato di istruttori iraniani a Dzhankoy in Crimea, a Zhelezny Port e Gladovtsy nella regione di Kherson per addestrare le truppe russe all'uso dei droni d'attacco. Il Center for National Resistance ha affermato inoltre che gli istruttori iraniani controllano direttamente il lancio di "Shaheds" su obiettivi civili in Ucraina, comprese le regioni di Mykolaiv e Odessa.

I droni Shahed-136

I droni prodotti dall’industria bellica di Teheran sono stati al centro della risposta russa all’attacco al ponte Kerch che collega la Russia alla Crimea. Un’arma di ultima generazione con un raggio d'azione di 2.500 chilometri, e dotata di Gps: proprio questa tecnologia permette ai droni di tracciare in maniera precisa un obiettivo per poi colpirlo con il proprio carico di esplosivo, autodistruggendosi. È questo anche il motivo per cui questi velivoli vengono definiti droni kamikaze. La testata esplosiva è integrata nelle ali del velivolo. Il peso si attesta intorno ai 200 chilogrammi. Possono trasportare fino a circa 50 chili.

Come funzionano i droni kamikaze Shahed-136

Difficilmente rilevabili dai radar a causa delle loro traiettorie a bassa quota e delle piccole dimensioni: possono avere una lunghezza di 3,5 metri e un'apertura alare di 2,5 metri, i droni Shahed-136 vengono impiegati maggiormente per gli attacchi alle infrastrutture e sono in grado di controbattere ai lanciarazzi Himars, un sistema capace di lanciare simultaneamente più missili, forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina e con cui Kiev porta avanti la sua controffensiva. I droni iraniani Shahed-136 sarebbero inoltre più veloci dei droni Bayraktar TB2 forniti all’Ucraina dalla Turchia ma avrebbero anche dei punti deboli: innanzitutto sono abbastanza rumorosi e poco efficaci in caso di attacco a bersagli mobili.

Hanno però un costo di produzione basso (sono realizzati con plastica e metallo) e questo ne favorirebbe un utilizzo corposo.

Una tecnologia molto sofisticata in grado di causare non poche difficoltà all’esercito ucraino: per bloccarli prima che colpiscano l’obiettivo, l’esercito ucraino potrebbe adoperare sistemi in grado di disturbare il Gps oppure ricorrere ai carri armati Gepard forniti dalla Germania e dotati di sistemi aerei. I mezzi però sono un numero esiguo rispetto alle enormi distanze che dovrebbero coprire per difendere il territorio ucraino.

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I droni forniti dall’Iran alla Russia

Come riporta El Pais, fonti diplomatiche ucraine a Washington hanno riferito alla stampa che, in media, i sistemi di difesa aerea di Kiev intercettano sei di questi droni al giorno. Fonti del Pentagono, continua El Pais, hanno riferito al Washington Post che Teheran ha fornito alla Russia «centinaia di diversi tipi di droni», non solo vari modelli Shahed, ma anche droni da ricognizione e attacco Mohajer-6. I servizi di intelligence ucraini stimano a 2.400 il numero totale di veicoli senza pilota che Mosca ha ordinato all'Iran, nonostante Teheran continui a smentire la fornitura di armi.

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