Mario Draghi è «tra le più grandi menti dell'Europa in materia di economia».
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L'endorsement
Ampio spazio, però, all’agenda economica e al tema della competitività, «perché l'Europa farà tutto il necessario, costi quel che costi, per mantenere il suo vantaggio competitivo» all’esterno, in una congiuntura caratterizzata da un imponente (anche nell’Ue) ritorno all’intervento pubblico nell’economia. A Draghi, adesso, l’incarico di preparare una «relazione sul futuro della competitività europea» e di indicare scenari e opzioni all’esecutivo Ue: un compito da cui non si è mai davvero sottratto, fanno notare a Bruxelles, come ha dimostrato la pubblicazione appena una settimana di un intervento sull’Economist in cui l’ex numero uno della Bce ed ex presidente del Consiglio ha fatto sentire la sua voce alla ripresa del confronto politico in Europa per rilanciare la necessità di creare un Tesoro comune Ue.
Insomma, “Super Mario is back”, dicono a Bruxelles, in particolare in una stagione di delicati valzer di poltrone nella capitale Ue. In cui di “riserve della Repubblica” c’è sempre bisogno. Ma la nomina finirebbe pure per aggiungersi al catalogo di quelle “speciali attenzioni” rivolte al nostro Paese che nei palazzi Ue sono state evocate al termine di giorni di bordate da parte del governo contro Bruxelles. Per ribadire un messaggio che il team von der Leyen non perde occasione per far passare: non è nell’interesse dell’Europa fare a meno dell’Italia.
Draghi non è il solo ex premier italiano chiamato a redigere delle raccomandazioni per l’Ue in materia industriale (uno sforzo compiuto l’ultima volta nel 2010 da Mario Monti, all’epoca ancora lontano dall’approdo a palazzo Chigi). Il governo del Belgio, che da gennaio a giugno 2024 avrà la presidenza di turno del Consiglio Ue, ha invece chiesto a Enrico Letta, nella sua veste di presidente dell’Istituto Jacques Delors, di presentare un report sul rilancio del mercato unico 30 anni dopo la sua istituzione.