Draghi, missione negli Usa da Biden: scambio tra sanzioni e gas

Il 10 maggio alla Casa Bianca. E ieri telefonata con Zelensky. Il premier chiederà una sponda con i Paesi esportatori di gas

Giovedì 28 Aprile 2022 di Francesco Malfetano
Draghi, missione negli Usa da Biden: scambio tra sanzioni e gas

L’asse Roma-Washington non è mai stato così caldo. Appena rientrato dal ritiro forzato dal Covid a Città della Pieve, ieri il premier Mario Draghi ha confermato la sua presenza alla Casa Bianca il prossimo 10 maggio per un vertice bilaterale con il presidente Joe Biden. Un viaggio atteso che seguirà un passaggio al Consiglio d’Europa a Strasburgo il 3 maggio e, con ogni probabilità, anche la programmata tappa a Kiev (che per il momento non ha ancora una data segnata sul calendario). Quella verso l’Ucraina però è una “rotta calda”, tant’è che ieri il premier - tra i tanti dossier affrontati di persona dopo 9 giorni di isolamento - ha tenuto a trovare il tempo per confrontarsi con Volodymyr Zelensky.

Una telefonata da cui oltre all’impegno a «risentirsi» per fissare la visita a Kiev e ai ringraziamenti per aver accolto nella Penisola «oltre 100.000 ucraini che sono stati costretti a fuggire dalle loro case», è emerso anche l’impegno italiano a rafforzare le sanzioni contro la Russia. 

La partnership

Una promessa con cui Draghi si presenterà anche a Washington. Oltre a riaffermare «i profondi legami di amicizia e forte partnership tra gli Stati Uniti e l’Italia», specie rispetto alle misure «di contrasto all’aggressione ingiustificata della Russia», dietro la trasferta al di là dell’Atlantico potrebbe esserci l’intenzione di presentarsi alla Casa Bianca non solo a mani a tese per ottenere qualche ulteriore aiuto sul fronte energetico. In attesa che si arrivi ad un’intesa Ue sull’imposizione di un tetto al prezzo d’acquisto del gas, Draghi potrebbe valutare di mettere sul tavolo dello studio ovale l’impegno a rinunciare - chiaramente con una certa progressività - intanto al petrolio, ma poi anche al gas di Mosca. Cioè, con altre parole, ad accogliere le richieste più o meno in bella copia avanzate dagli Usa nelle ultime settimane. Anche per rassicurare l’alleato dopo che l’Eni ieri - come ha anticipato Bloomberg - ha aperto un conto in rubli (al netto della reazione coordinata a cui sta lavorando l’Ue).
L’obiettivo ha una doppia valenza. In primis, guardando con occhio diplomatico alla vicenda, si punta a rinsaldare la vicinanza dei due Paesi. La stima tra Biden e Draghi non è in dubbio - specie dopo il ruolo cruciale svolto dal premier italiano per sanzionare la banca centrale russa - ma per l’Italia lo status di interlocutore privilegiato degli Stati Uniti in Europa invece lo è stato a lungo. I controversi rapporti dei passati governi con Pechino e Mosca avevano infatti appannato l’orizzonte. 
Così, come spiegano i comunicati ufficiali da entrambe le sponde, i due «discuteranno del coordinamento in corso con partner e alleati sulle misure per sostenere il popolo ucraino» ma anche della «nostra stretta cooperazione per promuovere la prosperità economica globale, accrescendo la sicurezza energetica dell’Europa, e per combattere i cambiamenti climatici». In altri termini l’Italia confermerà a Washington il proprio interesse ad essere sostenuta in questa partita. Non solo con una parte dei 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto che gli Stati Uniti si sono impegnati a portare in Ue entro il 2022, ma anche attraverso nuove forniture (magari attingendo ai canali diplomatici di Washington) o ipotetiche triangolazioni con altri Paesi. 

I summit

Non solo. Nel corso dell’incontro parlerà anche della preparazione dei vertici del G7 e della Nato, previsti per giugno in Europa. Non a caso - sull’onda lunga del vertice tenuto a Ramstein in Germania - ambienti governativi reputano assolutamente plausibile che il 10 maggio aumenti il pressing di Biden per un’esposizione maggiore dell’Italia nell’invio di armi pesanti. Per il momento non sono stati resi altri dettagli sulla trasferta - che è in contemporanea alla riunione della coalizione globale anti-Daesh a Marrakech a cui prenderanno parte il ministro degli esteri Di Maio e il segretario Usa Anthony Blinken - ma nel viaggio del 10 maggio potrebbe essere inclusa una tappa newyorkese e soprattutto una a Boston, dove il premier ha conseguito il dottorato in economia presso il Massachusetts Institute of Technology. Prevista invece per l’11 maggio, durante la cena di gala del prestigioso think thank Atlantic Council, la consegna del premio come politico dell’anno al presidente del consiglio. Una premiazione (simile a quella a cui ha già preso parte nel 2015, da leader della Bce) durante la quale il premier sarà affiancato da Claudio Descalzi. L’ad di Eni, che sta recitando un ruolo determinante nel diversificare le nostre fonti energetiche, riceverà lo stesso riconoscimento per l’imprenditoria. 
Intanto però, a testimoniare che l’eventuale do ut des è una questione delicata, ieri il segretario del Pd Enrico Letta, a Porta a porta, ci è andato giù pesante: «Io penso che a Biden, l’Italia e i Paesi europei debbano dire: noi facciamo la nostra parte, sanzioni, ma guidiamo noi questo percorso. Non possiamo immaginare che questo percorso veda gli europei al traino».

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