Draghi, asse con la Merkel per l'emergenza profughi dall'Afghanistan. «I nostri caduti sono eroi»

Martedì 17 Agosto 2021 di Marco Conti
Afghanistan, Mario Draghi: «Italia per la difesa delle donne, fondamentale collaborazione del G20»

Regole sul diritto di asilo l’Europa ancora non ne ha. L’immigrazione non è tema comunitario e così la gestione dei profughi afghani e l’eventuale istituzione di corridoi umanitari diventano questioni che accendono i colloqui bilaterali nella speranza di arrivare ad una linea comune europea, anche se i distinguo non mancano: l’Austria di Rutte si è già tirata fuori da ogni ipotesi di accoglienza. Di questo hanno parlato ieri mattina il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e la cancelliera tedesca Angela Merkel in una telefonata che segue quella che la Cancelliera ha avuto con il presidente francese Macron e quest’ultimo con l’inglese Johnson. «Protezione umanitaria per quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e tedesche e delle categorie più vulnerabili a partire dalle donne», è scritto nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi dopo il colloquio.

Inoltre, si legge, «sono state approfondite le possibili iniziative da adottare in ambito Ue, G7 e G20 a favore della stabilità e a tutela dei diritti umani e di libertà fondamentali conseguite nel corso degli ultimi vent’anni». 

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A sera Draghi, intervistato dal Tg1, sostiene che «l’Europa sarà all’altezza» dell’emergenza e che «ora è fondamentale proteggere le donne e chi ha collaborato con i governi europei». Non parla di corridoi umanitari ma di «cooperazione» definita «assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza». 

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LA MISSIONE
Il rischio del «disastro migratorio», come lo definisce il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, è infatti troppo alto e rischia di scaricarsi solo su alcuni Paesi. Il presidente del Consiglio ha anche ringraziato «i militari, i diplomatici e i cooperanti che per vent’anni sono stati a Herat» e ha ricordato anche i 54 militari caduti nella missione che definisce «eroi». L’Italia ha la presidenza del G20 «dove siedono anche Russia e Cina», sottolinea Matteo Renzi che ieri era a Palazzo Madama, gli unici due Paesi che hanno lasciato aperte le ambasciate a Kabul. Draghi indica proprio il format del G20, come più idoneo ad affrontare la questione afghana. C’è il vertice di Roma del 30 e 31 ottobre ma prima, il 26 agosto, a Santa Margherita ligure, è convocata una riunione del G20 dedicata proprio alle donne che potrebbe quindi diventare occasione per affrontare la questione femminile in Afghanistan che molto si lega alla necessità che hanno i talebani di non restare isolati dal contesto internazionale. D’altra parte Mosca e Pechino sono preoccupate. L’uscita degli Usa dall’Afghanistan scarica sui due Paesi un problema non da poco specie sotto il profilo della sicurezza. 

Nel frattempo i Paesi impegnati nelle missioni militari sono alle prese con il trasferimento di coloro che hanno collaborato. Obiettivo non facile, visto che i talebani controllano le strade che portano agli aeroporti. L’obiettivo è quello di stringere i tempi e al tempo stesso contenere i numeri per non caricarsi di quello che si annuncia come un vero e proprio esodo. Basti pensare che centinaia di migliaia di afghani già da tempo affollano i campi turchi dove il 45% degli ospiti arriva proprio dall’Afghanistan. Ed infatti il premier turco Erdogan proprio in questo ore ha messo a lavoro i suoi per alzare il muro che divide la Turchia dall’Iran.

Della questione si sono anche occupati i ministri degli Esteri europei in una riunione in videoconferenza nella quale il ministro Luigi Di Maio ha indicato «cinque priorità»: protezione dei civili che hanno collaborato con la comunità internazionale, rispetto dei diritti civili e individuali, impatto migratorio, operatività delle organizzazione umanitarie e contrasto al terrorismo.

La prossima settimana i ministri Di Maio e Guerini si presenteranno davanti alle commissioni di Camera e Senato per fare il punto della situazione e oggi Elisabetta Belloni, direttore del Dis, sarà ascoltata dai membri del Copasir proprio per fare il punto sulla situazione della sicurezza derivante anche dal massiccio esodo. A chiedere apertamente l’istituzione di un corridoio umanitario è il segretario del Pd Enrico Letta che oggi riunirà la direzione del partito

I sindaci italiani, attraverso l’Anci, si sono detti pronti a fare la loro parte. I primi cittadini di Prato, Roma, Milano, Bergamo, Firenze e Treviso attendono istruzioni dal Viminale ma Matteo Salvini mette le mani avanti e fissa a «qualche decina» gli afghani da accogliere: «Non ci parlino di qualche migliaio». Sinora sono arrivati in Italia circa 250 profughi, ma i collaboratori e le famiglie che hanno chiesto all’Italia di lasciare il Paese sono circa duemila.

Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA