Dottrina Mitterrand, cos'è e perché ha permesso agli ex brigatisti di rifugiarsi in Francia

Mercoledì 28 Aprile 2021
Dottrina Mitterand, cos'è e perché ha permesso alle ex Brigate Rosse di rifugiarsi in Francia

L'arresto dei sette ex membri delle Brigate Rosse in Francia dichiara ufficialmente chiusa la dottrina Mitterrand. Già, ma di cosa si tratta? La dottrina Mitterand è una politica sul diritto d'asilo che ha permesso a decine di ex terroristi di rifugiarsi in Francia nel corso degli ultimi quarant'anni. 

Il nome nasce dal presidente socialista francese François Mitterrand, che la enunciò il 1 febbraio 1985: la dottrina permetteva di non concedere l'estradizione a personaggi imputati o condannati, ricercati per «atti di natura violenta ma d’ispirazione politica» contro però qualunque Stato escluso quello francese.

Era di fatto un diritto d'asilo per ricercati provenienti da altri Paesi, che infatti si rifugiarono in massa in Francia. Esclusi dalla dottrina coloro che avevano commesso un atto di «terrorismo sanguinario, attivo, reale».

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«Non sarà tenuto conto della natura politica dell'infrazione - furono le parole di Mitterrand . L'estradizione sarà concessa in linea di principio nei casi in cui siano stati commessi atti criminali (rapimento di ostaggi, omicidi, violenze che abbiano provocato ferite gravi o la morte, ecc.) di natura tale che il fine politico addotto sia insufficiente a giustificare il ricorso a mezzi inaccettabili».

La dottrina era stata in realtà abrogata già nel 2002 con Jean-Pierre Raffarin con l'estradizione di Paolo Persichetti: arrestato già nel 1993, venne poi liberato dopo poco più di un anno e fu estratado il 24 agosto 2002. Il Consiglio di Stato francese ha poi dichiarato priva di effetti giuridici la dottrina nel 2003, concedendo l'estradizione di Cesare Battisti.

Dottrina Mitterrand, 300 italiani ne hanno beneficiato

In 35 anni circa 300 italiani hanno beneficiato dell'impegno assunto dall'ex presidente francese di non perseguire ex attivisti dell'estrema sinistra italiana rifugiati in Francia che avessero cessato ogni legame con i loro gruppi di riferimento. «Circa 300 italiani sono rifugiati in Francia dal 1976 e, da quando sono arrivati, si sono "pentiti". A loro la nostra polizia non ha nulla da rimproverare - disse Mitterrand -. Ci sono anche una trentina di italiani pericolosi ma che sono clandestini. Bisogna dunque ritrovarli e poi saranno estradati solo se si dimostrerà che hanno commesso reati di sangue. Se i giudici italiani ci inviano dossier seri in cui si dimostra che ci sono stati reati di sangue e se la giustizia francese dà parere positivo, allora accetteremo l'estradizione.

I rifugiati italiani che hanno partecipato all'azione terroristica prima del 1981 e hanno rotto con la macchina infernale nella quale erano finiti sono approdati a una seconda fase della loro vita e si sono inseriti nella società francese. Ho detto al governo italiano che sono al riparo da sanzioni nel quadro di processi di estradizione», aveva poi precisato Mitterrand, in un altro discorso, ad aprile del 1985, nel suo intervento al 65esimo congresso della Lega dei diritti dell'uomo.

Ma la politica di rottura con il predecessore all'Eliseo, quella di smettere di rispondere positivamente alle richieste di estradizione, era stata messa in cantiere da François Mitterrand subito dopo il suo arrivo all'Eliseo nel 1981, frutto di una politica incentrata sul dialogo e sulla possibilità di recupero. Poco dopo il suo insediamento, l'anno successivo, venne infatti ridefinita la legge sulle estradizioni. Agli estremisti rifugiati in Francia non in clandestinità, non incriminati di reati di sangue in Italia e non in contatto con estremisti francesi, sarebbe stata offerta la garanzia di poter continuare a vivere in Francia. A dare impulso per la trasformazione di una politica in atto in una "dottrina" vi era stata la polemica sollevata in Italia dal ministro del Lavoro, Gianni de Michelis, che, in visita privata in Francia, ai primi di gennaio del 1985, strinse la mano al latitante Oreste Scalzone. Craxi si schierò a difesa del suo ministro.

L'enunciazione della dottrina Mitterrand

Nel Palais des Sports di Rennes, l'ex presidente della repubblica francese si espresse così:

«Sì, ho deciso l'estradizione, senza il minimo rimorso, di un certo numero di uomini accusati d'aver commesso dei crimini. Non ne faccio una politica. Il diritto d'asilo, essendo un contratto tra chi ne gode e la Francia che l'accoglie, è sempre stato e sempre sarà rispettato; del resto non era stato, in questa circostanza, richiesto in tempo utile. Mi rifiuto di considerare a priori come terroristi attivi e pericolosi degli uomini che sono venuti, in particolare dall'Italia, molto tempo prima che esercitassi le prerogative che mi sono proprie, e che si erano appena ritrovati qui e là, nella banlieu parigina, pentiti... a metà, di fatto ... non saprei, ma fuori dai giochi. Tra di loro, senza dubbio, una trentina di terroristi attivi e implacabili. Sono quelli che non controlliamo, nel senso che non sappiamo dove siano! Si dice che siano in Francia? La Francia è comunque un paese - non potendo dire come sarà domani - dove c'è stata un'esperienza meno sanguinosa che altrove, anche se comunque troppo sanguinosa. Ma io dico chiaramente: la Francia è e sarà solidale coi suoi alleati europei, nel rispetto dei suoi principi, del suo diritto: sarà solidale, rifiuterà ogni protezione diretta o indiretta del terrorismo attivo, reale, sanguinario».

 

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