A testimoniare davanti al giudice verranno in tanti. Tutti passati per lo studio dentistico Guedj, dell'avenue saint-Antoine, nei popolari quartieri Nord di Marsiglia. Ci sarà Samira (i nomi sono finti, tutti si vergognano), che ringrazia le mascherine anti-Covid: almeno i clienti che si presentano in ufficio non vedono quando le cade il dente, o si scolla il bridge. Ci sarà Mohamed, 58 anni, diventato vegetariano per forza, lui che adorava la chakhchoukha della sua Algeria: venuto per curare una carie, si è ritrovato sdentato, con un bridge che non ha mai tenuto. Ci sarà Saleha, che ha perso il lavoro, e Mehdi, che ha perso la moglie, perché gli dissero «quando il tuo alito è così fetido, non puoi più avvicinarti agli altri». Le parti civili al processo contro Lionel Guedj e suo padre Jean-Claude, i dentisti macellai di Marsiglia, sono 322.
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LA DIFESA
Gli avvocati della Difesa giurano che forse qualche imprudenza o negligenza c'è stata, ma che le ferite alle bocche sono al massimo involontarie, e che su migliaia di pazienti soltanto 322 non sono stati contenti. «Ho guadagnato i miei soldi onestamente ha sempre assicurato Lionel Guedj, radiato dall'ordine dei medici quattro anni fa semplicemente lavoro velocemente. Devitalizzo in dieci minuti mentre i miei colleghi ci mettono anche un'ora e mezzo». Ma per l'accusa, Guedj interveniva anche e soprattutto male e a sproposito. Quasi sistematicamente proponeva devitalizzazioni totali e bridge, aiutato in questa forsennata missione anche dal padre Jean-Claude. I pazienti sono unanimi: «Il dottor Guedj era simpatico, gentile, diverso da quei dentisti un po' austeri. E quando proponeva che era meglio togliere tutto, non si osava contraddirlo. Ci diceva: vi regalo il sorriso di una star». Lionel Febbrario, legale di undici pazienti che si sono costituiti parte civile, assicura che nel quartiere ormai si riconoscevano quelli che avevano «il sorriso di Guedj». Indagato, posto sotto controllo giudiziario (mentre la procura aveva richiesto la detenzione), Guedj ha accumulato un patrimonio valutato intorno ai 12 milioni di euro e comprendente auto di lusso (in studio andava in Aston Martin), uno yacht da 700mila euro, due quadri di Andy Warhol, sculture di Arman, un palazzo da 64 appartamenti a Perpignan, case a Megève, Avoriaz, Parigi, svariate assicurazioni sulla vita. Rischia fino a dieci anni di carcere. Un altro capitolo dovrà essere aperto per il risarcimento delle vittime. Saleha aspetta con ansia il giorno in cui testimonierà: «Mi ha rovinato la vita. Penso a lui ogni giorno quando mi lavo i denti. Mi chiamano la sdentata di Marsiglia. Voglio sapere perché mi ha fatto questo».