Covid, la denuncia: «Nei mercati degli animali in Cina continua la barbarie». L'inchiesta di Animal equality sui “wet market”

Giovedì 19 Novembre 2020 di Remo Sabatini
Wet Market in Cina, Animal Equality: "Nulla è cambiato". (immagini e video pubbl da Animal Equality Italia su Fb)

I mercati di animali in Cina sono ancora aperti nelle stesse condizioni di prima della pandemia di Covid. Questa la denuncia di Animal Equality Italia che, con l'ausilio delle nuove drammatiche immagini appena diffuse e riprese in alcune località di quel Paese, torna a chiedere la chiusura definitiva dei famigerati wet market. I wet market sono mercatini dove si vende ogni sorta di specie animale con annesse macellerie improvvisate a cielo aperto.

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"Con l'aiuto di coraggiosi attivisti locali, spiega in un comunicato Animal Equality Italia, abbiamo raccolto immagini esclusive nel luogo in cui si ritiene che tutto abbia avuto inizio: la Cina". Lì, infatti, un team di investigatori della organizzazione internazionale, aveva ritenuto importante monitorare la situazione dei mercati umidi per capire se, dopo la pandemia legata al Coronovirus, qualcosa fosse davvero cambiato.

"Appena sono arrivati nei mercati, viene sottolineato, i nostri investigatori hanno visto animali vivi e morti trasportati con veicoli che li esponevano a sporcizia e smog senza alcuna supervisione. In quei luoghi, vengono venduti e uccisi tartarughe, rane, anatre, oche, piccioni e pesci, riunendo specie animali che, nella vita naturale, non coesisterebbero mai, aumentando così, il rischio di trasmissione di malattie tra uomo e animale".

Come più volte documentato dalle immagini, gli animali vengono perlopiù uccisi senza nemmeno la parvenza di un qualsiasi tipo di stordimento, spesso in luoghi privi della igiene minima richiesta. Così, dopo mesi dalla dichiarazione della pandemia proclamata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, poco o nulla sembra cambiato. Le immagini diffuse dall'organizzazione sono state girate nel maggio scorso quando già mezzo mondo era alle prese con la pandemia.

"Il materiale che siamo riusciti a riprendere tornando in Cina, rivela che la minaccia per la salute e la sicurezza pubblica continua. Avevamo un obbligo nei confronti del mezzo milione di persone che hanno firmato la nostra petizione che chiede la chiusura di questi luoghi in cui animali e uomini convivono creando l'ambiente perfetto per la proliferazione dei virus". Animal Equality non è nuova a investigazioni internazionali del genere. "Tra il 2014 e il 2019, infatti, abbiamo registrato immagini choc nei wet market di Cina, Vietnam e India. A testimonianza della negligenza e della crudeltà con le quali si opera in questi luoghi".

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