​Coronavirus, Wuhan ora si prepara a riaprire le porte: paura contagio di ritorno

Martedì 24 Marzo 2020 di Alessandra Spinelli
Wuhan ora si prepara a riaprire le porte: la paura è il contagio di ritorno

A vederli mentre avanzano compatti con le tute bianche e le grandi pompe di disinfestazioni , con quella musica da film di eroi, sembrano un esercito invincibile che si prepara alla battaglia finale. E invece questi operai di Wuhan, la città da 11 milioni di abitanti che è stata con la regione Hubei il focolaio della pandemia di Coronavirus, la battaglia l'hanno già vinta: la Cina infatti rialza la testa e si prepara a riaprire la città simbolo del Covid 19 dopo la lunga quarantena cominciata il 23 gennaio compiendo i primi passi verso la normalità.

I limiti agli spostamenti  cadranno con tempi e modi diversi.

Ma sono il segnale che la Cina vede la fine dell'incubo che ha bloccato l'intero Paese negli sforzi per frenare l'avanzata del nuovo coronavirus.

«È il segnale che la Cina ha centrato una vittoria contro il Covid-19 e che sta cambiando il focus del campo di battaglia», ha celebrato su Twitter il tabloid Global Times dopo l'annuncio del Comitato locale di prevenzione e controllo, facendo suo il messaggio del presidente Xi Jinping del 10 marzo, in occasione della sua visita a Wuhan, la prima dallo scoppio della crisi.

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L'Hubei sarà formalmente liberato domani  mentre Wuhan dovrà attendere l'8 aprile per tutta una serie di passaggi preparatori perché, ha notato Mi Feng, portavoce della Commissione sanitaria nazionale, «non possiamo permetterci di abbassare la guardia, considerando poi che nel mondo i pazienti sono più di 300mila». Pur con contagi azzerati, malgrado oggi sia stato annunciato un solo caso nella città (e 7 morti), i timori sono legati alla imprevedibilità degli asintomatici e, in generale nella Cina, all'ondata dei contagi di ritorno, saliti nel complesso a 427. Questo è il pericolo numero uno. Per questa la Cina resta ancora blindata: il pericolo a questo punto può arrivare dall'esterno, per questo  i voli internazionali previsti in arrivo a Pechino saranno reindirizzati verso gli aeroporti di altre 12 città cinesi, tra cui Tianjin e Hohhot. Lo ha annunciato  Liu Haitao, un funzionario della National Immigration Administration. I passeggeri supereranno le procedure di ingresso e le misure di quarantena negli aeroporti delle città designate prima di continuare i loro voli a Pechino.  Secondo Liu, a causa della situazione epidemica all'estero, gli stranieri in arrivo devono segnalare le informazioni, come il personale di assistenza e la persona di riferimento in Cina, l'indirizzo dei luoghi di passaggio e delle destinazioni, oltre alle informazioni personali di contatto. Il funzionario segnala che i viaggiatori stranieri che non soddisfano i requisiti per l'ingresso, o che non rispondono alle domande e non riportano le informazioni secondo i fatti, non sono autorizzati ad entrare in Cina. 

Anche per questa ragione, al fine di avere un controllo rafforzato, le autorità hanno ideato un complesso sistema che, grazie a una app (Health QR code via AliPay o WeChat), darà a ogni residente della provincia un colore sulla salute: il rosso segnala un caso confermato di Covid-19 da sottoporre a immediato trattamento medico, il giallo certifica un contatto ravvicinato con infetto e il divieto agli spostamenti, mentre il verde vale l'assenza di rischi. A questi ultimi, da aree a medio e basso rischio, è data la possibilità di viaggiare in provincia e città per la ripresa delle attività produttive, uno dei nuovi «campi di battaglia» per stabilizzare l'occupazione. Il codice verde in aree ad alto rischio, invece, obbliga a seguire «specifiche regole di viaggio delle autorità locali»: a Wuhan, dove sono stati riaperti i primi cinque Starbucks con ordinazioni a distanza, per l'uso della metropolitana, oggetto di disinfezione da lunedì, ci si dovrà registrare con codice di salute, riconoscimento facciale e misurazione della temperatura corporea, all'ingresso e durante l'intero tragitto. Posticipato ancora l'apertura delle scuole.

«La guerra di popolo», come l'ha chiamata Xi, è stata vinta con un bilancio provvisorio di 81.171 contagiati, 4.735 ancora sotto cura, 73.159 guariti e 3.277 decessi. Il presidente ha accelerato gli sforzi diplomatici per rappresentare la Cina come potenza affidabile, in grado di fornire assistenza e materiale sanitario ai Paesi in difficoltà con la pandemia che sta colpendo pesantemente adesso Europa e Usa. Una prima sezione della Grande Muraglia, quella popolare di Badaling, è stata riaperta oggi dopo la chiusura del 25 gennaio: un simbolo e un ulteriore segnale del sospirato ritorno alla normalità, anche se i flussi consentiti saranno per ora solo il 30% di quelli tradizionali. 

 

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