Coronavirus, la Cina ferma i matrimoni per il terrore contagio: scuole e aziende chiuse

Sabato 1 Febbraio 2020
Coronavirus, la Cina ferma i matrimoni per il terrore contagio: scuole e aziende chiuse

Tra le ultime province e città a bloccare le aziende e il loro ritorno alle attività dopo la fine del Capodanno lunare ci sono Shanghai e Xìan. Con il controesodo biblico che è un motivo di paura e che procede a passo ridotto (oggi 2,6 milioni di viaggi in treno, il 78,5% in meno rispetto all'anno scorso), la ripresa sarà possibile, tranne che per i settori strategici schierati contro il coronavirus, non prima della mezzanotte del 9 febbraio, negli sforzi per ridurre i potenziali contagi. Wenzhou, con circa 250 casi di infezione accertati, è tra quelle città che si è spinta anche oltre, bloccando tutto fino al 17 febbraio. La Cina si chiude e ferma anche le scuole: le lezioni sono posticipate e l'avvio del semestre primaverile delle università è rinviato sine die. Il Consiglio di Stato, il governo centrale, ha infatti usato la mano pesante cominciando prima a estendere le festività dal 30 gennaio al 2 febbraio, il giorno del parziale via libera lavorativo, e poi incidendo in modo più netto per ritardare il ripopolamento delle città.

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Lo stop ai matrimoni e i funerali abbreviati sono le ultime disposizioni per evitare assembramenti: «Se la registrazione nuziale è stata annunciata e promessa per il 2 febbraio, siete invitati a cancellare e a spiegare la situazione», ha riferito un comunicato del ministero degli Affari civili.

Il 2 febbraio è un giorno speciale e fortunato perché per la superstizione cinese la sequenza numerica della data è «02022020», letta allo stesso modo dall'inizio alla fine e viceversa. Pechino, Shanghai e altre città avevano promesso le nozze malgrado la chiusura domenicale. Il premier Li Keqiang, a capo della task force anti-virus, ha sollecitato ancora gli sforzi per assicurare la produzione e le forniture di materiali medici, a supporto della lotta all' epidemia, durante una visita a una piattaforma di distribuzione a Pechino. In una telefonata, Li ha chiesto aiuto alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di favorire gli approvvigionamenti delle forniture mediche più urgenti dai Paesi membri dell'Ue attraverso i canali business. Il premier ha avuto una video chiamata con le aziende di camici protettivi e di mascherine a uso medico basati nelle province dell'Henan e del Fujian, dovendo rimediare alla loro carenza quando, è il paradosso, alla Cina fa capo la metà della produzione mondiale.
 


Li ha un altro fronte aperto che è quello di assicurare forniture alimentari stabili tra verdure, carne, uova e latte, che cominciano a scarseggiare, mentre oggi sono stati rilevati i casi di virus H5N1 dell'aviaria a Shaoyang, nell'Hunan, con l'abbattimento di quasi 20.000 polli. E ci sono gli sforzi da assicurare per mantenere regolari i servizi di transporto e di logistica a favore di supermercati e grossisti. Il governo ha assicurato che qualsiasi rialzo dei prezzi a fine speculativo sarebbe stato stroncato e duramente punito. Nonostante gli sforzi messi in campo, Huanggang, città dell' Hubei poco distante da Wuhan, potrebbe avere un significativo aumento di casi di coronavirus tra domani e dopodomani come conseguenza del rientro di 600-700mila persone da Wuhan prima dell'avvio dell'isolamento. In conferenza stampa la sindaca Qiu Lixin ha assicurato che non ci sono problemi sulle forniture dei beni di prima necessità. Ogni famiglia, ha spiegato, «avrà un suo componente autorizzato a uscire una volta ogni due giorni per fare la spesa», riducendo le occasioni di contatto e di contagio. Un modello di vita destinato ad andare avanti.

Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 00:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA