Coronavirus, una donna positiva per la seconda volta: primo caso di recidiva in Giappone

Giovedì 27 Febbraio 2020
Coronavirus, primo caso di recidiva in Giappone: una donna positiva per la seconda volta

Una donna si è ammalata di coronavirus per la seconda volta. Il primo caso di recidiva in Giappone. Si tratta, per le autorità sanitarie di Osaka di una donna intorno ai 40 anni, risultata positiva al coronavirus per la seconda volta in un mese. È una guida turistica che aveva lavorato con dei visitatori provenienti da Wuhan ed era poi stata ricoverata perché contagiata. Il 6 febbraio era stata dimessa, ma negli ultimi giorni si è sentita di nuovo male e le è stato nuovamente riscontrato il virus. Secondo l'ospedale, tra un ricovero e l'altro, era rimasta a casa e non è entrata in contatto con altre persone.


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«Potrebbe essere stato causato da una ricaduta, oppure da un nuovo ceppo virale», ipotizza Marcello Tavio, presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e direttore dell'Unità operativa di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona. «È difficile dare un parere che abbia solidità scientifica in questo momento - precisa l'esperto - perché servirebbe avere una serie di parametri per giudicare la situazione, come sapere quale tipologia di test è stato usato, se molecolare o di ricerca degli anticorpi, e se è stato impiegato lo stesso esame sia la prima che la seconda volta. Potrebbe comunque trattarsi di una ricaduta, nel caso in cui la memoria immunologica sia di breve durata; questo avviene ad esempio per gli herpes virus, che si integrano nell'ospite e possono riattivarsi quando l'ospite perde competenza immunologica, per esempio a causa di terapia o malattie immunosoppressive e per l'età che avanza. Si pensi alla varicella, che può venire da bambini e poi manifestarsi nuovamente più avanti con l'età. È lo stesso virus che si è riattivato nell'organismo, non era mai andato via». «L'altra possibilità - evidenzia - è che il virus stia mutando quel tanto che basta per sfuggire al controllo del sistema immunitario umano. La vera morale, in questo caso, potrebbe dunque riguardare la ricerca di un vaccino: dobbiamo ipotizzare che, se questi casi di 'doppia infezionè fossero numerosi, prima di licenziare un vaccino dovrà passare un pò di tempo in più, perché si dovranno includere ceppi virali diversi nel siero».

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«Avevamo già sentito che non è detto che il coronavirus dia protezione per la vita, come accade invece per altre patologie.

Dunque un doppio contagio può essere possibile»,  afferma il virologo dell'Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, che aggiunge: «Dobbiamo approfondire le conoscenze su questo virus».
 

Ultimo aggiornamento: 18:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA