Coronavirus, Navajo allo stremo: ad aiutarli arrivano fondi irlandesi e un team di Msf

Mercoledì 13 Maggio 2020 di Alessandra Spinelli
Coronavirus, Navajo allo stremo: ad aiutarli arrivano fondi irlandesi e un team di Msf

Ad aiutarli sono arrivati i fondi e le strutture dall’Irlanda, come ringraziamento di un antico sostegno venuto proprio Oltreoceano, e nove volontari di Medici senza frontiere, che per la prima volta sono sbarcati negli Stati Uniti d’America. La situazione dei Navajo - nativi americani che vivono nella Navajo nation tra l’Arizona, lo Utah e il New Mexico - travolti dal coronavirus sta letteramente precipitando. Il tasso delle infezioni è fra i più alti al mondo e il numero di morti sta raggiungendo quello di stati che hanno una popolazione 15 volte superiore rispetto ai 350.000 abitanti della riserva: 3.204 sono stati i casi registrati finora, 102 le vittime. Il presidente della Navajo Nation Jonathan Nez ha attaccato le autorità americane: degli 8 miliardi di dollari stanziati per i nativi americani nell’ambito del Cares Act, una delle misure di stimolo varate dal governo per il coronavirus, la tribù non ha ancora ricevuto neanche un centesimo. Non solo. Invece di forniture mediche, il centro sanitario della comunità che si prende cura dei nativi americani di Seattle, il Seattle Indian Health Board, si è visto recapitare intere scatole di sacche bianche sterilizzate per inserire cadaveri. Nessun tampone né dispositivo di protezione individuale.

LA SQUADRA
 Ed è qui che è intervenuto Medici senza frontiere. Una squadra formata da 9 persone è stata inviata presso la Nazione Navajo per prestare cure mediche alle popolazioni indigene. Il team è composto da 2 medici, 3 infermiere e ostetriche, uno specialista in servizi igienico-sanitari, due logisti e un promotore sanitario specializzato nell’educazione alla salute della comunità. Jean Stowell, a capo del team di MSF che si occupa dell’emergenza coronavirus negli Usa, ha spiegato a CBS News che la situazione dei Navajo è particolarmente grave.

IL GEMELLAGGIO
 E poi ci sono gli irlandesi che, in memoria della vecchia generosità dei nativi, sta adesso restituendo il favore.

Più di 170 anni fa, la nazione Choctaw ha inviato denaro alle famiglie irlandesi affamate durante la cosiddetta carestia delle patate. Una scultura in acciaio chiamata “Anime gemelle”, composta da nove piume di aquila di circa 6 metri, posizionate in cerchio, è stata inaugurata tre anni fa a Midleton, nei sobborghi di Cork, proprio per ricordare la generosità dei nativi americani. Si stima che un milione di irlandesi, principalmente agricoltori siano morti di fame o di malattia tra il 1845 e il 1849 e un altro milione sia emigrato in quel periodo o poco dopo. Da quel momento, i legami tra Irlanda e Choctaws sono cresciuti, tanto che adesso centinaia di irlandesi stanno ripagando quella vecchia gentilezza. Gary Batton, capo della Choctaw Nation of Oklahoma, ha dichiarato che gli irlandesi sono amici speciali. «Gli antenati Choctaw hanno piantato quel seme molto tempo fa, basandosi sul fatto che è importante aiutare gli altri. È un momento buio per noi. Il supporto dall’Irlanda, un altro paese, è fenomenale» ha detto Cassandra Begay, direttrice delle comunicazioni per la raccolta fondi che ha raggiunto quasi i 2,5 milioni di dollari. Non solo Il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, ha annunciato la creazione di un programma di borse di studio per permettere ai nativi americani di andare a studiare in Irlanda.

Ultimo aggiornamento: 17:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA