Coronavirus, Ue spaccata: Mes senza vincoli e fondo disoccupati, è caccia al compromesso con Bei. Conte e l'appello alla Germania

Mercoledì 1 Aprile 2020 di Antonio Pollio Salimbeni
Aiuti Ue, Mes senza vincoli e fondo disoccupati: si cerca un compromesso

Alla tv tedesca Ard, Giuseppe Conte ieri sera ha difeso la strategia degli eurobond. «Il meccanismo degli eurobond - dice il nostro premier - non significa affatto che i cittadini tedeschi debbano pagare i debiti che noi faremo per la ricostruzione. L'Italia i suoi debiti li paga da sola». Gli eurobond sono invece un modo per condividere una emergenza che riguarda tutti e non solo gli italiani. Questo il messaggio, che vuole essere tranquillizzante, rivolto da Conte all'opinione pubblica della Germania. E ancora: «L'Europa deve mostrare di essere una casa in grado di dare una risposta a una sfida epocale, io e Merkel abbiamo espresso due visioni diverse». Poi: «Lo dico ai cittadini tedeschi: non stiamo scrivendo una pagina di un manuale di economia, ma una pagina di un libro di storia».
Difficile però che le richieste di Conte facciano breccia.

Coronavirus, Conte alla tv tedesca: «Scriviamo libro storia, non economia». La mossa per convincere Merkel


 



A Bruxelles si lavora a un pacchetto con quattro misure. Primo: accesso ai prestiti del Mes a condizioni light ma con impegno a rispettare il patto di stabilità quando uscirà dal congelatore. In tutto può trattarsi di un paio di centinaia di miliardi disponibili, ma è un limite mobile. Secondo: un intervento della Banca europea degli investimenti per mobilitare fino a 250 miliardi per la «ricostruzione» dell'economia. Terzo: un regime di riassicurazione dell'occupazione per finanziare il lavoro parziale sulla scia del modello tedesco. Quarto: prestiti Ue ai governi con emissione di bond garantiti da fondi del bilancio europeo non destinati e forse anche da garanzie degli stati. Un'operazione da 80-100 miliardi. Questo il pacchetto di interventi che sembra emergere dal confronto in atto in Europa sulle misure da prendere per battere la crisi. Si tratta in larga misura dell'accelerazione di una proposta a suo tempo lanciata dall'ex ministro Padoan poi fatta propria dalla Ue. Novità di rilievo perché in qualche modo gli Stati condividerebbero i rischi della disoccupazione. Non c'è nulla di definito, ma ormai sono molto i segnali che indicano che l'Europa si sta muovendo in tali direzioni: non un unico strumento finanziario, ma diversi interventi con la garanzia degli stati e del bilancio Ue. Forse complementari.

IL CONFRONTO
Ieri c'è stato un confronto tra il presidente del consiglio europeo Michel, la von der Leyen, la Lagarde e Centeno (Eurogruppo). Michel ha detto che «vanno usati tutti gli strumenti disponibili, è tempo di pensare fuori dagli schemi». Oggi si riuniscono gli sherpa che preparano le riunioni dell'Eurogruppo. Nei piani non pare esserci posto per i coronabond proposti sul quale si è diviso il Consiglio la scorsa settimana e le polemiche sono state incandescenti. Idea affossata ancora ieri dal ministro delle finanze tedesche Olaf Scholz che però ha detto: «Siamo pronti alla solidarietà, ma a una solidarietà ben pensata».
Sul Mes la direzione l'ha indicata con un'intervista al Financial Times il direttore Klaus Regling. Il dg del fondo salva-stati dipende dagli azionisti che sono i 19 ministri del tesoro dell'Eurozona, tuttavia non parla mai a vanvera ed è nota la sua vicinanza alla cancelliera Merkel. Il suo ragionamento è questo: per definire una nuova istituzione europea in grado di emettere coronabond sarebbero necessari da uno a tre anni a patto si trovi un accordo che oggi non c'è, per cui non resta che usare «le istituzioni esistenti con gli strumenti esistenti». Innanzitutto il Mes. Il prestito rafforzato può prevedere condizioni molto diverse da quelle richieste alla Grecia.
L'Eurogruppo già aveva discusso la separazione della condizionalità.
Una prospettiva respinta da Italia, Spagna e altri stati. Può darsi che l'impostazione light possa essere accettata se oltre al Mes ci fosse qualcosa d'altro di dimensioni finanziarie consistenti. Sul versante Bei si lavora a un'operazione finanziaria con una normale emissione obbligazionaria che le permetta di mobilitare fino a 250 miliardi di euro. Il che consentirebbe ai nove Paesi favorevoli ai Coronabond di dire d'aver ottenuto «uno strumento di debito comune emesso da una istituzione della Ue».

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