Paesi Ue richiamano i loro cittadini dalla Cina. Pechino bacchetta l'Italia: non ecceda

Mercoledì 5 Febbraio 2020 di Michelangelo Cocco
Paesi Ue richiamano i loro cittadini dalla Cina. Pechino bacchetta l'Italia: non ecceda

Guarire il più rapidamente possibile chi ha i sintomi più lievi, cercare di salvare la vita agli ammalati gravi, e testare nuove cure. Agendo su questi tre fronti i medici cinesi proveranno a fermare l'epidemia di Coronavirus che sta sconvolgendo il Paese, ma che così indicano i dati ufficiali potrebbe venire confinata alla provincia dello Hubei. I morti sono arrivati a 427, i contagiati oltre 20.000. Ma secondo l'Oms non siamo ancora di fronte a una pandemia.

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LE MISURE
Proprio l'Oms ieri ha lodato gli sforzi di Pechino e si è detta fiduciosa che la Cina potrà liberarsi del virus. Pechino ha ammesso la carenza di strumenti sanitari (come mascherine e occhiali protettivi) che stanno arrivando anche grazie alle donazioni internazionali. E gli epidemiologi cinesi stanno testando un antivirale (Arbidol), e a un farmaco contro l'Hiv (Darunavir), nella speranza che diano buoni risultati nel trattamento del 2019-nCoV. Le misure varate a partire dallo Hubei - sono draconiane. Nello Heilongjiang (Nord-est) chi sparge dicerie sul virus è punibile con 15 anni di carcere. Mentre chi dovesse diffonderlo intenzionalmente potrà essere condannato a morte per aver messo a repentaglio la sicurezza pubblica. Molti villaggi rurali hanno bloccato l'acceso con checkpoint e alcuni sono arrivati a mettere una taglia fino a 1.000 yuan ( 150 euro) per ogni residente di Wuhan scovato.
Intanto Gran Bretagna e Francia hanno chiesto ai loro cittadini di lasciare la Cina. La Germania invece ha suggerito ai suoi di anticipare il rientro in patria anche per le crescenti restrizioni dalla normale mobilità, ai viaggi in treno ai voli.

I NUMERI
Intanto la Cina ha auspicato che l'Italia sostenga le autorità di Pechino «senza eccedere» nella risposta a questa emergenza. «Faccia una valutazione obiettiva in linea con le raccomandazione Oms, evitando di incidere sui normali scambi di personale e ci sostenga per contenere e controllare » ha detto la portavoce del ministro degli Esteri, Hua Chunyiang.

La macabra conta dei morti in Cina ha raggiunto quota 490 (64 nella giornata di ieri), mentre le persone contagiate sono 20.704 di cui 20.402 solo in Cina. Al di fuori della Repubblica popolare due morti e 17 casi a Hong Kong, dieci a Macao, 11 a Taiwan, 113 nel resto dell'Asia, 26 in Europa, 15 in Nord America e 12 in Australasia e sette nel resto del mondo. Fuori dalla Cina sinora solo due morti, un 39enne di Hong Kong che era stato a Wuhan, e un turista di Wuhan che è deceduto nelle Filippine.

Le autorità di Pechino prevedono che nei prossimi giorni a mano a mano che nello Hubei verranno testate nuove cure, che i malati verranno portati in quattro nuovi ospedali con 4.000 posti letto, e più mezzi di prevenzione raggiungeranno la provincia il tasso di mortalità potrà calare.

Secondo i dati forniti dal ministero della Sanità di Pechino, le vittime presentano un tratto comune: si tratta di ultrasessantenni con problemi di salute seri.

In particolare l'80% dei decessi è stato registrato tra persone con più di 60 anni, e il 75% di chi ha perso la vita era già ammalato, in molti casi di diabete e ipertensione. Le autorità cinesi sottolineano che il tasso di mortalità del Coronavirus è attualmente del 2,1%, molto inferiore rispetto alla Sars del 2002-2003 (10%). C'è poi un particolare che ne potrebbe ridimensionare ulteriormente la letalità. Il 97% delle persone morte abitava nella provincia dello Hubei, un'area ancora poco sviluppata, dove la popolazione potrebbe essersi rivolta alle strutture ospedaliere quando ormai era troppo tardi.

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