Coronavirus-Cina, Merkel chiede trasparenza. Pechino replica a Trump: «Il nemico è il virus, non noi»

Lunedì 20 Aprile 2020
Cina, Merkel chiede trasparenza. Pechino replica a Trump: «Il nemico è il virus, non noi»

La Cina, finita sotto la pressione internazionale e gli attacchi dell'amministrazione di Donald Trump Usa per le accuse di presunte omissioni e cattiva risposta alla pandemia del coronavirus, passa al contrattacco. «Il nemico è il virus, non siamo noi», ha replicato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang in risposta all'ipotesi sollevata da Trump di inviare un team in Cina per indagare sull'origine della crisi, ventilando anche misure punitive in caso di responsabilità da parte di Pechino. Tra le tesi che si sono riaffacciate nei giorni scorsi, soprattutto dopo la notizia delle indagini aperte dagli 007 americani, c'è quella dell'errore umano all'origine del Covid-19 rilasciato-fabbricato da un laboratorio di virologia di Wuhan, la città focolaio della pandemia.

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«La sua origine è una questione scientifica, dovrebbe vedere impegnati ricercatori ed esperti sanitari e non essere politicizzata», ha sottolineato Geng, per il quale scienziati ed esperti dell'Oms e di gran parte del mondo, Stati Uniti compresi, sono in generale convinti della mancanza di prove di un'origine in laboratorio.

Pechino, inoltre, ha esortato i politici americani come Peter Navarro, advisor sul commercio della Casa Bianca, a «smettere di diffondere voci inseguendo il gioco dell'incolpare altri e a concentrarsi sulla lotta alla pandemia negli Usa». Navarro, parlando domenica alla Fox, ha denunciato che la Cina «è passata da esportatore netto di dispositivi di protezione individuale a grande importatore netto». In sostanza, nel pieno della crisi, ha fatto incetta «per ragioni umanitarie» di materiale medico nel mondo e ora «sta facendo affari». Geng ha affermato che la Cina ha fornito finora agli Usa 1,864 miliardi di mascherine, 29,19 milioni di tute protettive e 4.410 ventilatori polmonari. La Cina ha poi respinto la richiesta dell'Australia, aggiuntasi ai Paesi dubbiosi sull'operato di Pechino, tra cui Francia, Gran Bretagna e Germania («Tanto più è trasparente, tanto meglio è, anche per imparare», ha detto oggi Angela Merkel su Pechino), di un'indagine che tenga conto anche delle battute iniziali e sull'azione dell'Oms. Una richiesta, secondo Geng, irrispettosa verso «gli enormi sforzi e sacrifici del popolo cinese» nella lotta al Covid-19. Intanto, mentre i contagi nel mondo sono 2,4 milioni e i decessi quasi 170mila, la Cina ha registrato domenica zero morti e appena 12 nuovi casi di infezione da coronavirus, di cui 8 importati e 4 domestici tra Heilongjiang (3) e Mongolia interna (1). A Pechino sono stati riaperti addirittura 73 siti turistici, pari al 30% del totale, a conferma di una situazione ritenuta, sia pure con molto cautele, sotto controllo. Singapore, invece, ha accusato un altro boom di contagi: 1.426 in un solo giorno, in gran parte per i focolai nei dormitori dei lavoratori stranieri impegnati nel settore delle costruzioni. Con i 596 casi di domenica, il totale è schizzato a 8.014 in pochi giorni dopo che l'isola era risultata tra i Paesi più efficaci nel contenimento dell'infezione.(ANSA). 

Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 07:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA