Illeso, ma ancora sotto choc. Rocco Leone, originario di Prato, cooperante Onu, è l'unico italiano superstite dell'attacco in Congo in cui sono morti l'ambasciatore delle Nazioni Unite Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista congolese Mustapha Milambo.
Ci sarà tempo per spiegare. Prima Rocco Leone, ricoverato in un ospedale africano in stato di choc, dovrà riprendersi. La moglie è riuscita a parlargli al telefono. L'uomo, direttore aggiunto del World Food Programme (Wfp), 56 anni, la avrebbe rassicurata sulle proprie condizioni. Le avrebbe detto di stare bene. Lo si apprende a Prato da amici dell'italiano sopravvissuto.
Chi è Rocco Leone
Rocco Leone ha ancora conoscenti a Prato dove ha vissuto nell'infanzia e in gioventù. Ha frequentato il liceo classico 'Cicognini', poi si è iscritto all'università dove si è laureato in matematica. La sua attività nell'associazionismo pratese è nota per la partecipazione attiva all'Agesci, l'associazione degli scout: è stato a lungo nella sezione 'Prato prima', che ha sede nel quartiere San Paolo. In molti ricordano in città il suo impegno sociale costante e silenzioso. Dopo la laurea, ricordano sempre gli stessi amici, Rocco Leone ha intrapreso la carriera internazionale nel settore della cooperazione ed è diventato un funzionario del progetto dell'Onu World Food Programme.
Il convoglio Onu preso di mira ieri mattina da un gruppo armato di 6 persone era diretto a Rutshuru per visitare una scuola che era in procinto di ricevere aiuti alimentari. Rocco Leone era in Congo da circa due anni, ma ha lavorato e vissuto in molti altri Paesi africani da molto più tempo, un impegno ventennale. I carabinieri del Ros, giunti in Congo su delega della Procura di Roma, acquisiranno i verbali delle testimonianze raccolte dagli inquirenti locali delle persone presenti sul luogo dell'agguato all'ambasciatore Luca Attanasio e al carabiniere Vittorio Iacovacci. Tra questi anche il racconto di Leone.