Cina, il canadese Schellenberg condannato a morte: gelo fra i due Paesi. L'Ue chiede «clemenza»

Martedì 10 Agosto 2021
Cina, il canadese Schellenberg condannato a morte: gelo fra i due Paesi. L'Ue chiede «clemenza»

La pena di morte contro un canadese condannato in Cina per traffico di droga, Robert Lloyd Schellenberg, è stata confermata in appello oggi da un tribunale locale, nel mezzo di una grave crisi diplomatica tra Pechino e Ottawa.

E la giustizia cinese dovrebbe annunciare domani il suo verdetto contro un altro cittadino canadese, Michael Spavor, sospettato di spionaggio. Il suo arresto in Cina, poco dopo quello in Canada di un alto funzionario del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei, aveva infiammato le relazioni bilaterali.

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La rabbia del Canada: «Chiediamo alla Cina di concedere clemenza»

L'ambasciatore canadese in Cina, Dominic Barton, ha definito «crudele e insolita» la sentenza di condanna a morte per droga del connazionale Robert Lloyd Schellenberg. Il diplomatico, che era presente in aula, ha aggiunto che «non è un caso» che il verdetto sia stato emesso proprio mentre è in corso il procedimento per l'estradizione negli Usa della dirigente di Huawei Meng Wanzhou, attualmente detenuta in Canada. «Chiediamo alla Cina di concedere clemenza a Schellenberg», ha aggiunto parlando con i giornalisti, ribadendo la «ferma opposizione» alla sua condanna.

 

L'Ue: «Contrari alla pena di morte»

«L'Unione europea chiede la clemenza nel caso» del cittadino canadese Robert Schellenberg, condannato alla pena di morte in Cina. Si legge in una nota del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna. «L'Unione europea è contraria alla pena di morte in ogni circostanza. Nel caso particolare del canadese Robert Schellenberg, - si spiega - »ci sono anche preoccupazioni sul giusto processo e sull'arbitrarietà. La pena di Schellenberg è stata aumentata nel gennaio 2019 dopo un ricorso contro la sentenza iniziale di quindici anni di reclusione«.

Cina, tensioni con il Canada

Schellenberg è stato condannato a morte nel gennaio 2019. Il tribunale lo ha accusato di aver contrabbandato, insieme ad altri imputati, più di 220 chilogrammi di metanfetamine. Già condannato in passato in Canada per traffico di droga, Schellenberg si è proclamato innocente e ha affermato di essere andato in Cina per turismo. Aveva presentato ricorso contro la condanna. L'Alta corte popolare della provincia nordorientale di Liaoning, dove era sotto processo, «ha deciso di respingere il ricorso e confermare il verdetto iniziale», si legge in un comunicato. «È stata costituita una Corte plenaria» e «ha ritenuto che i fatti accertati in primo grado fossero chiari, le prove attendibili e sufficienti» e che la pena di morte fosse quindi «appropriata», ha affermato. Il processo d'appello di Schellenberg si è svolto nel maggio 2019. Ci sono quindi voluti più di due anni prima che la giustizia cinese emettesse il suo verdetto.

La prima sentenza arrivò poco dopo l'arresto in Canada della figlia del fondatore di Huawei, Meng Wanzhou, su richiesta degli Stati Uniti, per frode bancaria in relazione ad una presunta di violazione delle sanzioni contro l'Iran. Dopo l'arresto di Meng - in Canada è in corso il processo per decidere sull'estradizione negli Stati Uniti - altri due cittadini canadesi erano stati arrestati in Cina: l'ex diplomatico Michael Kovrig e l'uomo d'affari Michael Spavor sono accusati di spionaggio. Schellenberg - che può ancora ricorrere alla Corte suprema del popolo prima che la condanna diventi definitiva - era stato arrestato nel 2014 con l'accusa di voler contrabbandare 227 chilogrammi di metanfetamine dalla Cina all'Australia.

Ultimo aggiornamento: 16:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA