Cina, il viaggio a Kiev e Mosca: l’uomo di Xi in campo. E Pechino parla con gli Usa

Stop alla strategia attendista: il presidente manda Li a discutere di soluzioni alla crisi

Sabato 13 Maggio 2023 di Alessandra Colarizi
Cina, il viaggio a Kiev e Mosca: l’uomo di Xi in campo. E la Pechino parla con gli Usa

«Approfonditi», «sinceri» e «costruttivi». In questi termini Pechino e Washington hanno definito i recenti colloqui tra il capo della diplomazia cinese, Wang Yi, e il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, Jack Sullivan. I due si sono ritrovati senza preavviso a Vienna per parlare della guerra in Ucraina, delle tensioni nello stretto di Taiwan e, più in generale, dello stato delle relazioni bilaterali.

Le interlocuzioni sino-americane rompono un’impasse che durava da vari mesi. Il tutto proprio mentre il ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, e il vicepresidente, Han Zheng, hanno concluso visite parallele in Germania, Francia, Norvegia, Regno Unito, Portogallo e Paesi Bassi. Una vera e propria maratona diplomatica volta da una parte a smentire un supporto militare di Pechino alla Russia. Dall’altra a evitare che il pressing di Joe Biden spinga gli alleati atlantici ad adottare una posizione anche più dura nei confronti della Cina, che l’Ue sembra ormai considerare un “rivale” ancora prima che un “partner”.

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I PALLONI-SPIA

Da quando i presunti palloni-spia cinesi hanno sorvolato i cieli americani, i contatti tra i vertici di Cina e Stati Uniti sono stati minimi e piuttosto glaciali. E forse non è un caso che il disgelo tra le due sponde del Pacifico stia avvenendo proprio mentre Pechino si accinge ad assumere una posizione più attiva nei negoziati di pace in Ucraina. Se il “position paper” in 12 punti aveva un valore perlopiù simbolico, il protagonismo della diplomazia mandarina potrebbe presto dare concretezza alla proposta di pace cinese. 
Secondo quanto confermato ieri, il rappresentante speciale della Cina per gli affari eurasiatici, Li Hui, visiterà da lunedì Ucraina, Polonia, Francia, Germania e Russia per discutere una soluzione alla crisi. Li diventerà il più alto funzionario cinese a mettere piede sul suolo ucraino dall’inizio della guerra. «La visita di rappresentanti cinesi in Paesi rilevanti è un’altra manifestazione dell’impegno della Cina per facilitare il dialogo e dimostra pienamente che la Cina è fermamente dalla parte della pace», ha detto in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin aggiungendo che «l’attuale crisi in Ucraina è prolungata e in aumento e l’effetto di ricaduta continua». Continua probabilmente più a lungo di quanto Vladimir Putin e Xi Jinping non si aspettassero. La telefonata tra il leader cinese e Volodymyr Zelensky - avvenuta pochi giorni fa dopo oltre un anno di silenzio - dimostra come anche Pechino consideri la strategia attendista non più praticabile. 

L’ALLEATO RUSSO

La Cina non ha cambiato la propria posizione in merito alla Russia, che resta un alleato strategico nella definizione di un ordine multilaterale slegato dai principi occidentali di democrazia e «buon governo». Ma mostra chiari segni di insofferenza nei confronti di una guerra «di cui non è artefice», ma che nondimeno ha compromesso i rapporti con l’Europa, importante partner commerciale. Russia e Ucraina, però, non sono Iran e Arabia Saudita: una mediazione nel conflitto europeo non può prescindere dalla ripresa di un dialogo con gli States. Pechino lo sa bene. D’altronde anche alla Casa Bianca - secondo il Washington Post - c’è chi pensa che sul lungo periodo «l’unica fonte di stabilità (nel Vecchio Continente) sia la Cina come garante». 

IL RUOLO DI GARANTE

Il gigante asiatico è sempre più consapevole di questo suo prezioso ruolo di ago della bilancia tra mondo emergente e Occidente. Tanto da potersi permettere di tenere Antony Blinken in attesa alla porta per quattro mesi. La nuova fase distensiva potrebbe ora spianare la strada a una visita del Segretario di Stato americano a Pechino, sospesa a febbraio dopo l’avvistamento dei palloni cinesi. 
Il condizionale è d’obbligo di questi tempi. Dal 17 maggio, infatti, Biden è atteso in Asia per partecipare al G7 di Hiroshima e poi a Sydney per il vertice del Quad, la sigla creata in chiave anticinese che riunisce Stati Uniti, Australia, Giappone e India. Entrambi i summit affronteranno il tema dello status quo in Europa e nell’Indo-pacifico, con forti allusioni alle mire di Pechino su Taiwan. 

Ultimo aggiornamento: 07:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA