Carri armati russi, strage in Ucraina: la colpa è un difetto di fabbricazione: cos'è l'effetto "jack-in-the-box"

Giovedì 28 Aprile 2022
Carri armati russi, strage in Ucraina: la colpa è un difetto di fabbricazione: cos'è l'effetto "jack-in-the-box"

È uno dei punti deboli dell’esercito russo. Dall’inizio dell’invasione, Mosca ha perso un’enorme quantità mezzi corazzati ed equipaggiamenti militari, rivelando così una debolezza inaspettata nel condurre una guerra moderna contro l’Ucraina. Le cause, spiegano gli analisti, sono da ricondurre all’irriducibile resistenza ucraina ma anche all’afflusso di sofisticate armi di difesa da parte della Nato. Oltre che a un aiuto inaspettato per gli uomini del presidente Volodymyr Zelensky.

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Effetto "jack-in-the-box"

Gli esperti affermano che le immagini del campo di battaglia mostrano come i carri armati russi soffrano di un difetto che le forze armate occidentali conoscono da decenni e che chiamano «effetto jack-in-the-box».

Mosca, dicono, avrebbe dovuto da tempo identificare e risolvere il problema, ma non l’ha fatto e questo sta costando caro in termini di vittime nelle truppe russe.

 

MEZZI DISTRUTTI

L’Ucraina sta diventando un «cimitero di carri armati». I video che riprendono le strade intorno a Kiev, Kharkiv e Mariupol mostrano lunghe colonne di mezzi russi distrutti o abbandonati, ricoperti dalla neve e con i corpi dei soldati morti ancora a bordo. Si calcola che dall’inizio della guerra gli ucraini abbiano distrutto tra i 580 e i 750 carri armati, cifre ufficiali naturalmente non ce ne sono tuttavia questi sono gli ordini di grandezza. Come hanno fatto le forze di Zelensy a metterne fuori uso così tanti? L’arma principale è costituita dai missili anticarro Javelin e dal sistema missilistico Nlaw, dei quali il governo di Londra è tra i principali fornitori. «Continueremo a dare il nostro sostegno per far sì che l’Ucraina non venga mai più invasa», ha dichiarato il premier Boris Johnson lasciando intendere che l’alleanza militare proseguirà anche dopo il cessate il fuoco. L’esercito russo, inoltre, deve affrontare spinosi problemi logistici che probabilmente ha sottovalutato. «Abbiamo visto immagini di carri armati russi trascinati via dai trattori degli agricoltori ucraini. Molti tank sono stati abbandonati perché avevano esaurito il carburante. Altri ancora sono rimasti bloccati nel fango, perché l’alto comando ha invaso nel periodo sbagliato dell’anno. Questi sono stati veri e propri fallimenti logistici», afferma Philips O’Brien, professore alla St. Paul’s University.

LE MUNIZIONI

Ma le difficoltà tecniche di Mosca vanno oltre e riguardano anche il modo in cui vengono conservate le munizioni dei carri armati. A differenza dei moderni mezzi occidentali, quelli russi trasportano più proiettili all’interno delle loro torrette. Questo li rende altamente vulnerabili poiché anche un colpo indiretto può innescare una reazione a catena che fa esplodere il loro intero blocco di munizioni. L’onda d’urto risultante può essere sufficiente per disintegrare la torretta del carro armato proiettandola fino al secondo pino di un edificio, episodi ripresi da alcuni video sui social. «Siamo in presenza di un difetto di progettazione», spiega in un articolo della Cnn Sam Bendett, consulente del Russian studies program presso il Center for a New American security. «Qualsiasi colpo che centra il bersaglio funge da innesco per le munizioni, provocando una massiccia esplosione. La torretta viene letteralmente fatta saltare in aria». Per l’equipaggio del carro armato, di solito due uomini nella torretta e un terzo alla guida, non c’è scampo: «Se non esci entro un secondo, sei morto», aggiunge Nicholas Drummond, analista del settore difesa specializzato in guerra di terra ed ex ufficiale dell’esercito britannico.

I PRECEDENTI

Drummond sostiene che l’esplosione delle munizioni sta causando problemi a quasi tutti i veicoli corazzati che la Russia utilizza in Ucraina. Eppure, spiega alla Cnn, questa criticità è evidente da decenni: le forze armate occidentali ne sono al corrente dalle guerre del Golfo contro l’Iraq del 1991 e del 2003, quando un gran numero di carri armati T-72 di fabbricazione russa dell’esercito iracheno ha subito la stessa sorte, con le torrette che sono state fatte saltare. Per gli esperti, insomma, la Russia non ha imparato la lezione dall’Iraq e di conseguenza molti dei suoi carri armati in Ucraina presentano difetti di progettazione simili, con i sistemi missilistici a caricamento automatico. Quando la serie T-90 - il successore del T-72 - è entrata in servizio nel 1992, la sua armatura è stata aggiornata ma il sistema di caricamento dei missili è rimasto simile a quello del suo predecessore, lasciandolo altrettanto vulnerabile, sottolinea Drummond. Il T-80, un altro carro armato russo impiegato nell’invasione dell’Ucraina, ha un sistema di caricamento missilistico pressoché uguale. Questo sistema, peraltro, comporta alcuni vantaggi. Bendett rileva che la Russia lo ha scelto per risparmiare spazio e dare ai carri armati un profilo più basso, rendendoli così più difficili da colpire in battaglia. Punto di forza vanificato però dall’esperienza. «Gli eserciti occidentali hanno imparato dalla Guerra del Golfo ad avvistare i mezzi e hanno ritenuto prioritario compartimentare le munizioni», afferma Drummond. Come sui veicoli da combattimento della fanteria Stryker sviluppati dall’esercito americano dopo la prima guerra in Iraq. «Ha una torretta in cima separata dal compartimento dell’equipaggio. Tutte le munizioni sono all’interno della torretta e se viene colpita e fatta esplodere, l’equipaggio è al sicuro sotto». Altri carri armati occidentali, come l’M1 Abrams utilizzato dagli Stati Uniti e da alcuni eserciti alleati, sono più grandi: un quarto membro dell’equipaggio nel carro armato recupera i proiettili da un compartimento sigillato e li trasferisce per sparare. Il compartimento ha una porta che viene aperta e chiusa tra un colpo e l’altro sparato dal carro armato, se dovesse essere colpito esploderebbe un solo colpo nella torretta. «Se è preciso può danneggiare il carro armato, ma non necessariamente uccidere l’equipaggio», conclude Bendett.

Ultimo aggiornamento: 18:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA