Perseguitata dai bulli dopo un abuso sessuale: 16enne si getta dal 34esimo piano al ritorno da scuola

Mercoledì 29 Maggio 2019 di Federica Macagnone
Perseguitata dai bulli dopo un abuso sessuale: 16enne si getta dal 34esimo piano al ritorno da scuola

Per Mya Vizcarrondo-Rios, studentessa 16enne del Bronx, quell’ultima umiliazione è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di solitudine e bullismo: ha deciso di farla finita lanciandosi dal 34° piano del palazzo in cui abitava con i genitori dopo che, secondo quanto si legge nella causa intentata dalla famiglia, era stata costretta a fare sesso orale ad alcuni compagni che avevano divulgato voci equivoche su di lei. Un chiacchiericcio trasformatosi in poche ore in veri e propri atti di bullismo che hanno convinto Mya che l’unico modo per uscire da quel tunnel fosse il suicidio.

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La tragedia è avvenuta il 28 febbraio dello scorso anno e i suoi genitori, Heriberto Rios e Nelly Vizcarrondo, adesso hanno deciso di intentare una causa contro la città, il dipartimento dell'educazione, gli amministratori scolastici della Harry S. Truman High School e uno dei presunti bulli: secondo la famiglia gli episodi di bullismo non sono stati ben gestiti dagli amministratori scolastici, che hanno omesso di informare i genitori delle denunce fatte dalla ragazza e delle sue assenze.

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 I genitori, inoltre, sostengono che la figlia si è uccisa dopo essere stata vittima di costanti episodi di bullismo e abusi fisici sin da quando si era iscritta in quella scuola, nel 2017. Mya si era lamentata con un consulente scolastico e con il preside, Keri Alfano, ma era stata rimandata in classe con la promessa che l'istituto avrebbe indagato sulla vicenda. Ma, secondo quanto sostiene la famiglia, quelle parole non erano mai state  seguite da atti concreti.

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«Quando mi sono accorto delle sue assenze a scuola, le ho chiesto cosa stesse succedendo – ha detto il padre – Lei mi ha risposto di avere qualche problema, ma non ha voluto parlarne. Ho scoperto tutto solo dopo la sua morte». I genitori, che non sono rimasti con le mani in mano, poche settimane prima del suicidio sono andati a scuola per capire costa stesse succedendo, ma senza ricevere alcuna risposta.
 
Il giorno della sua morte, secondo i genitori, Mya è stata aggredita sessualmente ed è stata costretta a fare sesso orale ad almeno uno studente. La notizia del presunto assalto si è diffusa e Mya è stata presa in giro per ore. Incapace di gestire il trauma, la ragazza ha lasciato la scuola e alle due del pomeriggio si è gettata nel vuoto dal 34° piano di casa sua: la polizia l’ha trovata con lo zainetto ancora sulle spalle.
 
Il giorno prima della tragedia, un'amica di Mya era andata da un consulente della scuola per esprimere preoccupazione per il benessere della sua amica: secondo la famiglia, di quella conversazione loro non hanno mai saputo nulla fino a dopo la morte. Il consulente, adesso, è stato licenziato, ma la famiglia vuole giustizia.
 
«Le tragiche circostanze che hanno portato alla morte di Mya potevano essere prevenute - ha detto in una dichiarazione John Scola, l'avvocato che rappresenta i genitori - Speriamo che questo caso faccia sì che il Dipartimento dell'educazione di New York City rivaluti le proprie politiche e formi adeguatamente i propri dipendenti sulle questioni relative al bullismo, in modo che nessuno studente si senta così disperato da ritenere che il suicidio sia la soluzione dei propri problemi. Speriamo che questo caso impedisca ad altri studenti indifesi di togliersi la vita in futuro».
 
«Questa è stata una tragica perdita: gli studenti meritano ambienti scolastici sicuri - ha dichiarato il Dipartimento dell'educazione - Riconosciamo il forte impatto che il bullismo può avere e le scuole sono tenute a indagare immediatamente e ad affrontare ogni accusa».

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