Brasile, sostenitori di Bolsonaro assaltano il Parlamento: scontri con la polizia e 170 arresti. Lula: «Puniremo i terroristi in modo esemplare»

In centinaia fanno irruzione nel palazzo: duri scontri con la polizia. Occupate anche la sede della presidenza e la Corte suprema. Condanna di Usa e Ue

Domenica 8 Gennaio 2023 di Anna Guaita
Brasile, tentato assalto al Parlamento dei sostenitori dell ex presidente Bolsonaro: scontri con la polizia

Scontri ieri a Brasilia, capitale del Brasile, dove i sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno violato la sicurezza del Congresso, dei ministeri e del palazzo presidenziale. Il nuovo presidente, Luiz Inacio Lula da Silva, non si trovava nel palazzo, ma era in visita ufficiale alla regione di San Paolo. La polizia ha usato spray al peperoncino e gas lacrimogeni nel tentativo di controllare i manifestanti che avevano sfondato i cordoni e occupato la Esplanada dos ministerios, dirigendosi verso il Parlamento. Un gran numero di manifestanti è riuscito a invadere il Senato e la Camera dei deputati, la Corte di cassazione e il Palazzo presidenziale, di cui hanno infranto le finestre, per poi salire sul tetto a sventolare la bandiera brasiliana.

Nella notte è arrivata la dura condanna sia da parte degli Usa che dell’Unione Europea. «Ogni atto di violenza contro le istituzioni democratiche deve essere condannato con grande fermezza. I risultati elettorali vanno sempre e comunque rispettati». Così il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.

I SOVRANISTI

Dal canto suo l’ex ministro della giustizia di Bolsonaro e attuale capo della sicurezza pubblica di Brasilia, Anderson Torres, ha affermato che «i criminali non rimarranno impuniti». Ma non è la prima volta che le folle di sovranisti filo-Bolsonaro ricorrono alla violenza. Anche a dicembre, nel giorno in cui le autorità avevano certificato la vittoria di Lula, il candidato della sinistra, i sostenitori di Bolsonaro avevano attaccato la centrale della polizia e dato alle fiamme automobili e autobus.
Bolsonaro, esponente della destra, ha lasciato il Paese lo scorso 30 dicembre ed è andato in Florida invece che restare in Brasile e passare le consegne al suo successore in modo pacifico e democratico nel giorno dell’insediamento, il primo gennaio. Seguendo l’esempio di Donald Trump, il brasiliano ha insistentemente sostenuto che c’erano stati brogli elettorali e aveva rifiutato di accettare il risultato delle presidenziali, che si erano risolte con il ballottaggio. E come è successo negli Stati Uniti il 6 gennaio del 2021, i suoi più fanatici sostenitori hanno fatto ricorso alla violenza e alle pressioni. A migliaia hanno creato delle tendopoli davanti alla sede dell’Esercito, per convincere i militari a intervenire e prendere il potere e obbligare Lula a dimettersi.

 

ATTENTATO SVENTATO

A fine dicembre la polizia ha sventato un tentativo terrorista, con una bomba all’aeroporto di Brasilia: il sospetto, arrestato, ha detto in una dichiarazione scritta alla polizia che intendeva «creare il caos» in modo da impedire a Lula da Silva di assumere l’incarico a gennaio. Ieri si sono presentati davanti alla sede del governo avvolti nella bandiera brasiliana, e con tanto di cellulari per registrare la loro aggressione alle sedi delle istituzioni. Vari tweet, apparentemente pubblicati dall’interno degli edifici, li hanno mostrati con indosso le bandiere brasiliane e il marchio giallo di Bolsonaro, mentre saccheggiavano stanze e corridoi pieni di fumo. 

Bolsonaro è stato il primo presidente brasiliano a non essere rieletto per un secondo mandato: ha ricoperto la presidenza dal 2019 fino alla fine dello scorso anno, quando è stato sconfitto in una elezione molto serrata dal suo rivale liberal Lula da Silva. Proprio come Trump, nei suoi quattro anni al governo aveva contribuito a creare una grave frattura ideologica nel suo Paese, sia guidando la politica con polso autoritario, sia amministrando la crisi del Covid in modo che ha suscitato critiche da ogni angolo del mondo, per la sua pericolosa leggerezza. E nei giorni post-elettorali con le sue prese di posizione clamorose e combattive e le sue denunce infondate ha contribuito a sovreccitare gli animi dei suoi sostenitori più estremisti.

I DANNI

Secondo la stampa brasiliana, andandosene Bolsonaro avrebbe lasciato la residenza ufficiale, il Palácio da Alvorada (Palazzo dell’Aurora) in condizioni pietose, al punto che Lula e la sua famiglia non ci sono ancora potuti entrare. La first lady, Rosângela Lula da Silva, due giorni fa aveva accompagnato i reporter per mostrare loro arredi strappati, vetri rotti e opere d’arte danneggiate. La first lady si era detta piuttosto «delusa e scossa» dallo stato della sua famosa nuova casa. Ma di sicuro i danni sono adesso maggiori. Il Palazzo è considerato un capolavoro del modernismo ed è elencato come elemento prezioso del patrimonio storico nazionale del Brasile.

 

 

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Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 06:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA