Blocco navale? No, almeno secondo la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. L'esponente dei Verdi si è pronunciata contro l'ipotesi del blocco per fermare i barconi di migranti: «Per tutti gli Stati, e anche per la Repubblica federale di Germania, il fondamento è la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. È la base su cui facciamo tutte le leggi e lì ci sono anche chiare regole sulla questione del riportare indietro imbarcazioni in alto mare.
Blocco navale, cos'è
Il blocco navale è un piano per fermare le partenze dei migranti dal nord Africa, e in particolare dalla Tunisia. «Il blocco navale potrebbe rientrare nell’agenda Meloni se si completasse la missione Sophia che, fermandosi a degli step intermedi, fece da pull factor fattore di attrazione ed ebbe solo l’esito di portare qui 44mila migranti in più raccolti dalle nostre navi militari - ha detto Piantedosi -. La terza fase della missione prevedeva la possibilità, in accordo con Paesi come la Tunisia, di dispositivi congiunti per la restituzione delle persone che partono e questo sarebbe la piena realizzazione del blocco navale».
La missione Sophia
Il sito della Difesa definisce la missione Sophia come «la prima operazione militare di sicurezza marittima europea nel Mediterraneo centrale». Il suo nome ufficiale era EUNAVFOR Med (European Union Naval Force in the South Central Mediterranean), ma è stata ribattezzata Sophia dal nome dato a una bambina salvata nell’agosto 2015. È durata ufficialmente dal maggio-giugno del 2015 al marzo del 2020, ma in realtà fu soppressa nel luglio 2018 per volere del governo Conte 1 e dell'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini. L'obiettivo dichiarato era il contrasto al traffico di esseri umani.
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