Un bambino siriano di un anno, morto assiderato nelle foreste della Bielorussia è l'ultima vittima dello scontro che si sta giocando sulla pelle dei rifugiati al confine Est dell'Unione Europea, dove la Polonia ha deciso di alzare il muro contro il ricatto del presidente bielorusso Alexander Lukashenko. Uno scontro che dura ormai da settimane e che ha già fatto registrare 12 morti e inaudite violenze a danno di quanti stanno fuggendo da guerre e persecuzioni dal Medio Oriente e dall'Asia Centrale.
LA RICOSTRUZIONE
Quella di ieri è stata la vittima più piccola di questo braccio di ferro, che vede nelle foreste intorno a Bruzgi, al confine orientale dell'Europa, migliaia di migranti ammassati tra reti, muri, idranti e un clima molto rigido.
Morto di freddo a un anno, tragedia migranti
Secondo quanto riferito su Twitter dal Centro polacco per l'aiuto internazionale, una ong impegnata a denunciare le violenze che si stanno ripetendo nella zona e a fornire aiuto ai bisognosi, un team di medici è accorso nella foresta perché «c'era un giovane che aveva forti dolori addominali, era affamato e disidratato».
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Ma il dramma vero era poco più avanti, ad una decina di metri. Una coppia siriana aveva bisogno di aiuto. L'uomo aveva una lesione al braccio e la donna una ferita da coltello nella gamba. Il loro figlio, di appena un anno, è stato trovato morto nella foresta, molto probabilmente per gli stenti e il freddo patito nell'ultimo mese e mezzo, trascorso in condizioni al limite.
Una notizia che ha visto subito la presa di posizione del presidente del parlamento europeo, David Sassoli che sempre su Twitter ha scritto: «Seguo le tragiche notizie dal confine tra Polonia e Bielorussia dove un bambino di un anno è stato trovato senza vita nella foresta. È straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte d'Europa.
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LA SMENTITA
Ieri però l'Unione Europea ha subito smentito la versione bielorussa. Il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, rispondendo a una domanda sulle indiscrezioni dell'agenzia Belta ha risposto seccamente che «non c'è alcun negoziato in corso tra l'Ue ed il regime di Lukashenko» e che invece saranno condotti dei «negoziati tecnici con le agenzie Onu e le controparti bielorusse». Intanto Lukashenko ha fatto sgomberare completamente i due mega campi profughi che erano stati creati al confine e ha fatto trasferire in un magazzino lontano dalla frontiera i migranti che erano ancora presenti e i tanti che invece avevano trovato rifugio nella foresta, per essere pronti ad entrare in Europa. A ribadirlo è stata proprio la portavoce del presidente bielorusso Natalya Eismont, che ha anche dato conto del numero dei migranti presenti nel paese.
IL CORRIDOIO
Ufficialmente nel paese ci sarebbe un totale di 7.000 migranti dei quali 2.000 vicini al confine e per i quali Lukashenko avrebbe chiesto alla Merkel di «creare un corridoio umanitario». La versione dei campi svuotati ha trovato riscontro anche nelle guardie di frontiera polacche con un portavoce che ha confermato che «questi campi ora sono vuoti, i migranti sono stati portati molto probabilmente al centro di trasporto-logistico che non è lontano dal valico di frontiera di Bruzgi» ma anche che «ci sono ancora alcune persone in giro».
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