Ucraina, prime prove di pace. Ma Biden avverte Putin: «Aiuti militari a Kiev»

Spunta una bozza di intesa in 15 punti: Ucraina neutrale e russi via. Zelensky parla al Congresso Usa: «Viviamo l’11 settembre ogni giorno»

Giovedì 17 Marzo 2022 di Cristiana Mangani
Ucraina, prime prove di pace. Ma Biden avverte Putin: «Aiuti militari a Kiev»

Gli occhi del mondo sono puntati sulla negoziazione tra Russia e Ucraina, anche se la vera spinta all’accordo continua a darla la minaccia nucleare e l’arma atomica. Gli 007 americani sostengono che Vladimir Putin sarebbe pronto a usare queste armi di distruzione di massa, in particolare se la vittoria sull’Ucraina non dovesse arrivare da qui a un mese. Nel frattempo, però, sullo scacchiere internazionale si muovono diverse pedine nel tentativo di trovare una via di uscita dalla guerra. E secondo il Financial times sarebbe già pronta una bozza di piano di pace in 15 punti che potrebbe portare a una tregua. I margini per un successo restano ancora molto limitati: la Russia si sta accanendo sui civili ucraini in maniera sempre più violenta, probabilmente per alzare il prezzo al tavolo delle trattative. Mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua a chiedere la “no-fly zone”, aiuti all’Europa e all’America, e ieri nel primo discorso virtuale di un leader nella storia di Capitol Hill, ha ripetuto: «Chiudete il cielo sopra l’Ucraina o dateci gli aerei. Ricordatevi Pearl Harbour, ricordatevi l’11 settembre. Siete stati attaccati dal cielo. Il nostro paese vive l’11 settembre da tre settimane».
Un discorso molto accorato, al quale il presidente Joe Biden ha risposto con l’annuncio di uno stanziamento «senza precedenti» per Kiev.

Washington darà altri 800 milioni di dollari in aiuti militari che, assieme ai 200 milioni messi a disposizione la settimana scorsa, fanno un totale di 1 miliardo di dollari.

Il dialogo

E allora si guarda alla bozza di accordo nella speranza che possa rappresentare una prima prova di dialogo, anche se prevede la rinuncia da parte dell’Ucraina alla Nato e la promessa di non ospitare basi militari straniere o armi, in cambio di protezione da alleati quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia. Ed è forse per questo che da Kiev sostengono che si tratti solo delle richieste avanzate dalla parte russa. I negoziatori di Ucraina e Russia avrebbe incluso nel piano, il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe; la neutralità dell’Ucraina e lo stop alla ricerca di adesione alla Nato; i limiti alle forze armate ucraine: Kiev potrebbe avere un esercito ma non potrebbe ospitare basi militari di potenze straniere; le garanzie per le minoranze russofone in Ucraina. Il Financial Times che cita tre persone coinvolte nei colloqui, sostiene che i progressi compiuti sono «significativi», ma non privi di ostacoli.
I negoziatori avrebbero per la prima volta discusso la bozza lunedì. Non sarebbero incluse garanzie occidentali per la sicurezza ucraina, la cui natura potrebbe ancora rivelarsi un ostacolo importante prima di arrivare a un accordo. Altro elemento frenante potrebbe anche essere lo status dei territori occupati dalla Russia o da autorità vicine a Mosca a partire dal 2014, le due Repubbliche di Donetsk e Lugansk e la Crimea. «I territori contesi e in conflitto», ha dichiarato Mykhailo Podolyak, braccio destro di Zelensky «restano» al momento fuori dalla discussione: «Stiamo per ora parlando di un ritiro dai territori che sono stati occupati dall’inizio dell’operazione militare il 24 febbraio».
Le fonti ucraine citate dal quotidiano londinese restano scettiche sul fatto che il presidente russo Vladimir Putin sia davvero impegnato a cercare un accordo di pace, e temono che Mosca non stia che prendendo tempo per raggruppare le proprie forze sul campo e far ripartire l’offensiva. Sulla questione era intervenuto anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che aveva parlato del modello di neutralità svedese e austriaco, definendoli «una possibilità di cui si sta parlando» in queste ore. Nell’accordo ci sarebbero anche garanzie sui diritti delle minoranze russofone in Ucraina.

Lo status

In attesa di vedere se ci saranno reali sviluppi, restano in campo le diplomazie mondiali. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ribadisce che «bisogna portare Putin ad accettare un accordo al tavolo», e accusa Mosca: «Zelensky sulla neutralità dell’Ucraina e sul Donbass aveva già aperto una settimana fa, ma è la Russia che ogni volta inventa motivazioni per sottrarsi alla chiusura dell’accordo». Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva parlato di «un margine di speranza di raggiungere un compromesso», ricordando che uno status di neutralità sul modello dell’Austria o della Svezia è «seriamente considerato». 
La Turchia da parte sua si è detta disponibile a ospitare un vertice fra gli stessi Zelensky e Putin, e ieri il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu, si è recato a Mosca per incontrare il capo della diplomazia russa (oggi andrà a Kiev). «Abbiamo assunto una posizione chiara sin dall’inizio della guerra Russia-Ucraina - ha dichiarato Cavusoglu -. Stiamo dirigendo gli sforzi per arrivare a un cessate il fuoco umanitario e permanente». E Lavrov ha aggiunto: «Non abbiamo discusso circa la possibilità di un incontro tra Putin e Zelensky», anche se Mosca si è detta pronta a un ulteriore confronto nel formato trilaterale con i ministri degli esteri della Turchia e dell’Ucraina. In serata, poi, Zelensky ha sentito al telefono il presidente turco Erdogan: «Discussa intensificazione del dialogo pacifico».
Si alzano i toni, intanto, tra la Russia e gli Usa. Ieri, Biden ha definito Putin «criminale di guerra». «Sta infliggendo devastazione e orrore in Ucraina - ha incalzato il presidente americano -, bombardando appartamenti e reparti di maternità. Abbiamo visto notizie sulle forze russe che hanno preso in ostaggio centinaia fra medici e pazienti. Queste sono atrocità». E il Cremlino in risposta: «L’appellativo di criminale di guerra a Putin è inaccettabile e frutto di una imperdonabile retorica». Ma per la portavoce della Casa Bianca, «Biden parlava con il cuore». 

La Cina

In questo scenario resta fondamentale la posizione della Cina che, però, ha una posizione ambigua: non intende abbandonare la Russia, ma allo stesso tempo vuole continuare a lavorare con l’Occidente. E anche se vede le relazioni con gli Stati Uniti come una causa persa, vuole mantenere l’Europa come una forza amica. Questo non significa che mollerà la Russia - spiegano gli analisti - «ma l’Ucraina potrebbe essere un’opportunità per la Cina per far leva sugli Stati Uniti e forzarli a una certa cooperazione». Il motore è quello economico: gli scambi nel 2021 tra Pechino e Mosca hanno toccato il record di 146,88 miliardi di dollari. Ma l’economia russa, nonostante ciò, non è nella top 10 dei partner commerciali di Pechino. La Cina non vuole cadere nell’isolamento visto che nel 2021 è grazie all’import-export con il resto del mondo (superiore al 20%) che la propria economia è cresciuta. Lo scambio con l’Unione europea è stato, infatti, di 828 miliardi. Quello con gli Stati Uniti di 756 miliardi. 

Ultimo aggiornamento: 15:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA