Joe Biden a Kiev da Zelensky, i retroscena: armi a lungo raggio, caccia F-16 e la data simbolo. Ecco cosa sappiamo

L'occasione è stata anche quella per ribadire gli aiuti militari, i nuovi stanziamenti e le armi a lungo raggio, sulle quali l'Ucraina conta molto

Lunedì 20 Febbraio 2023 di Cristiana Mangani
Biden a Kiev da Zelensky, i retroscena: armi a lungo raggio, caccia F-16 e la data simbolo. Ecco cosa sappiamo

«Storica, tempestiva, coraggiosa», così Volodymyr Zelensky definisce su Twitter la decisione di Joe Biden di recarsi, a sorpresa, oggi a Kiev per ribadire concretamente con la visita nella zona di guerra il sostegno degli Stati Uniti all'Ucraina ad un anno dall'inizio dell'invasione russa. Non è la prima visita di un presidente degli Stati Uniti in una zona di guerra in tempi recenti: George Bush, Barack Obama e Donald Trump si sono recati negli anni scorsi sia in Iraq e Afghanistan, dove vi era però una massiccia presenza di militari americani. Mentre in Ucraina di militari Usa non ce ne sono, così come la presenza diplomatica è ridotta all'osso.

Per questo il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, non ha esitato a definire la visita «senza precedenti in tempi moderni» dal momento che il presidente si è recato «nella capitale di un Paese in guerra dove i militari Usa non controllano le infrastrutture cruciali». 

Joe Biden a Kiev, il piano segreto

Joe Biden era atteso domani a Varsavia per un discorso cruciale, ma ha deciso di arrivare a Kiev questa mattina e lo ha fatto per ribadire quanto gli Stati Uniti siano e restino a fianco dell'Ucraina. «Kiev ha catturato il mio cuore, sapevo che sarei tornato», ha scritto su Twitter lo stesso presidente Usa, pubblicando una foto del suo messaggio sul libro degli ospiti del palazzo presidenziale ucraino dopo l'incontro con Zelensky. «La guerra di conquista di Putin sta fallendo - ha poi dichiarato Biden -. Pensava di poterci sconfiggere ma non credo che lo stia pensando in questo momento. Dio solo sa cosa sta pensando, ma non credo che lo stia pensando. Si è semplicemente sbagliato».

La scelta della data

Il 24 febbraio sarà un anno dall'inzio dell'invasione. Ma il capo della Casa Bianca ha scelto di arrivare oggi non a caso: il 20 febbraio a Kiev si celebra la giornata della memoria per le vittime di Euromaidan, la protesta di piazza che nel 2013-2014 rovesciò il governo in carica e costrinse l'allora presidente filorusso Viktor Yanukovich a fuggire all'estero. Morirono 106 manifestanti, uccisi dalla repressione a colpi di fucile delle Berkut, le forze speciali antisommossa che sparavano sulla folla dai palazzi attorno alla piazza centrale. Gli ucraini li chiamano "I cento in Paradiso".

Il colloquio con Zelensky

L'occasione è stata anche quella per ribadire gli aiuti militari, i nuovi stanziamenti e le armi a lungo raggio, sulle quali l'Ucraina conta molto. «La visita è storica - ha detto il consigliere della Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan -. Il presidente americano voleva mostrare al mondo che è al fianco di Zelensky in una Kiev blindata, dove questa mattina hanno suonato le sirene. Una visita rischiosa e complicata da organizzare, in una zona di guerra dove non ci sono truppe americane, il che rende tutto più complicato - ha aggiunto il consigliere - senza precedenti in tempi moderni». E comunque, «la Russia è stata avvertita in anticipo» della visita. Ma per motivi di sicurezza non ha rivelato la risposta.

Sulle ragioni reali dell'incontro ha una sua tesi il quotidiano Politico, secondo il quale Biden ha voluto così consolidare il proprio successo sul campo di battaglia. La Casa Bianca esorta l'Ucraina a non ritardare la controffensiva e ha invitato la squadra del presidente Zelensky a consolidare i propri guadagni lanciando un
contrattacco. Ha fatto sapere anche a Zelensky di prepararsi a un'offensiva, mentre le armi e gli aiuti da Washington e dall'Europa «stanno fluendo senza ostacoli».

Gli aiuti militari

La Cnn riporta anche che Biden ha annunciato mezzo miliardo di dollari di assistenza aggiuntiva e il pacchetto includerà più equipaggiamento militare, comprese munizioni di artiglieria, più javelin e obici. Zelensky ha detto che lui e Biden hanno parlato di «armi a lungo raggio e delle armi che potrebbero ancora essere fornite all'Ucraina anche se prima non erano state fornite».

Per arrivare a Kiev, Biden ha seguito lo stesso percorso che in questo anno hanno seguito tutti i leader che si sono recati a dimostrare di persona la solidarietà a Zelensky: il viaggio in treno di quasi 10 ore dopo il volo segreto per la Polonia. La Casa Bianca infatti aveva annunciato la partenza per Varsavia per questa sera, mentre, in realtà, il presidente ha lasciato Washington domenica verso le quattro di pomeriggio. 

Sempre Sullivan spiega come si è svolta la conversazione tra i due. «Hanno parlato dei prossimi mesi in termini di quello di cui ha bisogno l'Ucraina, delle capacità necessarie per avere successo sul campo di battaglia - ha specificato - hanno parlato di quello di cui ha bisogno a livello energetico, di infrastrutture, economico, umanitario». E ancora: «Hanno affrontato la prospettiva politica compresa la prossima sessione all'Assemblea generale dell'Onu, la formula per la pace dell'Ucraina e gli sforzi per ottenere il sostegno internazionale per una pace sostenibile e durevole, basata sui principi della carta dell'Onu, prima di tutto
sovranità ed integrità territoriale».

 

 

Il nodo caccia F-16

Riguardo alla possibilità che i due leader abbiano parlato dell'eventuale invio a Kiev di caccia F16, il consigliere di Biden ha risposto: «Credo che i due presidenti abbiano presentato le loro prospettive riguardo ad una serie di diverse capacità di cui sta parlando la stampa, sia recentemente che nei mesi scorsi, e - ha concluso - mi fermerei qui». La Casa Bianca, comunque, ha avvisato i russi «poche ore» prima che Joe Biden arrivasse a Kiev. La sortita è una prova di forza, ma non vuole essere - secondo Sullivan - una sfida-provocazione nei confronti dei russi. In caso contrario gli americani, forse, non li avrebbero pre allertati.

Il viaggio, ha spiegato ancora Sullivan, intende mandare tre messaggi a Vladimir Putin e al resto del mondo, specie a quei Paesi, come la Cina che non hanno preso posizione contro l’invasione dell’Ucraina. «Esattamente un anno fa Zelensky diceva al telefono al nostro presidente: non so se avremo ancora occasione di parlarci. Oggi i due leader hanno passeggiato liberamente a Kiev». Putin «pensava che gli ucraini fossero dei codardi e che l’Occidente si sarebbe rivelato debole e diviso: ha sbagliato tutti i calcoli». Dopo dodici mesi di guerra, osserva il consigliere, si possono trarre tre conclusioni che diventano altrettanti messaggi per Putin.

Un altro dato, però, sembra chiaro. Gli Stati Uniti si sono ormai attrezzati per reggere una guerra di lunga durata. Non vedono alternative. Anche se continueranno a «corteggiare» Xi Jinping e provare a evitare lo scontro diretto con Putin.

 

Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 15:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA