Cesare Battisti, coperture e ambiguità: gli errori dell'ultrasinistra

Lunedì 14 Gennaio 2019 di Cristiana Mangani
Cesare Battisti, coperture e ambiguità: gli errori dell'ultrasinistra
Eppure sono caduti in tanti nella tentazione di definirlo un perseguitato politico, di credere che l'Italia si stesse accanendo contro il terrorista dei Pac, Cesare Battisti, diventato scrittore di fama. Poi, il suo cinismo opportunista, la spavalderia nel rifiutare responsabilità, sembrano aver aperto gli occhi a tutta una parte della sinistra extraparlamentare che lo ha sostenuto per anni. E oggi, escluso qualche raro caso, le idee sembrano molto più chiare. La dottrina Mitterand che ha permesso al terrorista di godere di privilegi a Parigi e in tutta la Francia, sembra aver perso forza, probabilmente perché i protagonisti di quegli anni di terrore si sono fatti vecchi, e molti sono morti. Ma fino al 2009, scrittori e intellettuali di mezzo mondo, Gabriel Garcia Màrquez, Fred Vargas, Daniel Pennac e Bernard-Henry Lévy, facevano appelli a suo favore. Compresa l'ex première dame Carla Bruni che insisteva sulla sua innocenza.

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IL PROCESSO
«Evidentemente - dice oggi il giudice Guido Salvini, che ha seguito i maggiori processi di terrorismo al Tribunale di Milano - nessuna delle persone che lo hanno sostenuto aveva nemmeno sfogliato le infinite carte processuali o le sentenze con le quali Battisti è stato condannato all'ergastolo. E soprattutto conoscevano ben poco di come si erano svolti i processi a Milano e di quali garanzie fossero state garantite all'imputato. Battisti ha scelto di correre il rischio di essere arrestato anche dopo 40 anni e di iniziare così a scontare la pena. Mentre i suoi coimputati hanno accettato di sottoporsi alla giustizia e sono liberi da tempo».
Eppure per lungo tempo la Francia ha ritenuto che in Italia, negli anni 70, la giustizia, pur di chiudere in fretta i conti con quegli anni bui, non guardasse troppo per il sottile facendo scempio dello Stato di diritto. Sostenuta anche da una parte della politica italiana, che, in alcuni casi, strizzava l'occhio all'ideologia terroristica. «Per carità - non vuole neanche sentirne parlare Luciano Violante - Cosa ha a che fare la sinistra con Battisti? Battisti è un pluriassassino e mi pare che in democrazia gli assassini sono puniti. Ha goduto in Francia di notevoli protezioni, grazie alla visione tipica di una certa intelligenza francese, per cui chiunque sia ricercato dalla polizia e dalla magistratura sia di per sé una vittima, indipendentemente da quello che ha fatto. Poi in Brasile è riuscito ad avere una protezione pubblica da parte di Lula. Ma va tenuto presente che i paesi che sono venuti da una fase di dittatura hanno un atteggiamento molto più morbido nei confronti di chi è ricercato per delitti da parte delle autorità di altri paesi. In tutto questo scenario, non vedo alcun errore da parte della sinistra italiana, quantomeno quella parte che riguarda me: massimo rigore contro il terrorismo. E comunque tutti i governi si sono battuti per riavere indietro Battisti: dal più recente a quello Berlusconi».

Tra distinguo, richieste di amnistia e critiche nei confronti del governo brasiliano e di quello italiano, ieri, la parte di sinistra extraparlamentare dalla quale quasi tutti a gauche si dissociano, ha insistito con la sua linea di sostegno al terrorista Pac. «Per fatti di 30 anni fa, la soluzione logica dovrebbe essere l'amnistia per Cesare Battisti - azzarda Marco Ferrando, portavoce nazionale del Partito comunista dei Lavoratori - Da parte del governo c'è il tentativo di sfruttare questa cosa come occasione propagandistica. Per me Battisti non deve essere estradato».

IL SILENZIO DEGLI EX
Ferrando parla mentre il ricercato è già sull'aereo in direzione di Ciampino dove dovrebbe atterrare nella tarda mattinata di oggi. La sua voce è tra le poche a sostegno di Battisti. Nel diluvio di commenti per la cattura, è assordante il silenzio degli esuli dell'estremismo rosso che hanno chiuso i conti con il passato o sono riparati da anni fuori confine. Franco Piperno, Lanfranco Pace, Adriano Sofri, Valerio Morucci, Barbara Balzerani, Paolo Persichetti. Persino Oreste Scalzone, che nei giorni della fuga dal Brasile lo ha definito «solo un vecchio fuggiasco», tace.
E da loro prende ancora più le distanze Emanuele Macaluso: «La sinistra che lo appoggiava - dice - non eravamo certo noi. Il partito Comunista non lo ha mai sostenuto. Battisti ha ucciso degli innocenti. Non è possibile che si consideri un fatto politicamente accettabile. Certo non per noi».
 
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