Attanasio, la missionaria saveriana Luisa in Congo: «L'ambasciatore non viaggiava mai con tante sicurezze»

Lunedì 1 Marzo 2021
Attanasio, la missionaria saveriana Luisa in Congo: «L'ambasciatore non viaggiava mai con tante sicurezze»

«Lui non viaggiava mai con tante sicurezze. Nella comunità di noi italiani a Goma, l’ipotesi che circola con più insistenza, è quella del tentativo di rapimento dell'ambasciatore Attanasio, allo scopo di ottenere un riscatto. Probabilmente sono intervenuti degli elementi di disturbo non previsti e la situazione è precipitata tragicamente. Queste aggressioni sono un fenomeno molto diffuso in questa zona, un grande flagello. I veicoli che passano su quella strada sono attaccati con frequenza e questa è una tragedia anche per la popolazione locale». La testimonianza è Luisa Flisi, missionaria laica Fidei Donum, da anni impegnata in Congo.

Il suo racconto è stato diffuso dall'ordine religioso dei saveriani. 

Luisa aveva incontrato il diplomatico poche ore prima della sua uccisione: «Ci aveva detto che il suo mandato come ambasciatore sarebbe terminato a settembre». La religiosa laica descrive la zona nella quale è avvenuto l'agguato come molto instabile, con rapine e violenze disseminate e frequenti sul territorio. «I gruppi che assaltano sono numerosi e sono poi gli stessi che si piazzano presso le miniere di oro e di coltan, in modo da condurre operazioni con le multinazionali, offrendo loro materie prime preziose in cambio di armi. E’ una faccenda sporca che dura da anni, nella quale l’Occidente, comprese Europa e Italia, ha molte responsabilità».

«Durante la cena che abbiamo avuto assieme, l'ambasciatore aveva ripercorso serenamente i suoi sette anni di mandato in Africa, sempre mettendo in luce l’aspetto cooperativo di tanti e mai quello della propria azione individuale. Ci aveva anche comunicato che questo suo mandato in Congo sarebbe terminato a settembre e, di fronte al dispiacere che non abbiamo nemmeno tentato di dissimulare, ha promesso che sarebbe tornato a visitarci un’ultima volta, portando con sé la sua bambina grande. Poi, come un fratello, ci ha accompagnati uno alla volta alle nostre macchine, salutandoci ancora con un abbraccio. Parlando di lui non dimentico affatto il carabiniere Vittorio che, nella correttezza del suo ruolo subordinato, è stato custode fedele di Luca, così come non dimentico l’autista del PAM Milango, tutte le vittime congolesi e il nostro popolo con cui continuiamo a condividere questa pericolosa vita» aveva affermato. 

Il tratto umano di Attanasio che sin dall'inizio ha colpito i missionari saveriani presenti in Congo era la sua amabilità, il suo fare alla mano. «Con tutti aveva questa attenzione autentica e mai formale. Nonostante il ruolo che occupava, era una persona molto frugale e privilegiava chi si occupava degli ultimi, operando al loro fianco. Non andava mai nei grandi alberghi e la sera prima, a Bukavu, aveva dormito dai missionari saveriani, mentre qui a Goma alloggiava in una normale stanza del non blasonato hotel Mediterraneo, dove, da tre anni ormai, ci riuniva per una semplice cena amicale. Può darsi che anche questa semplicità gli sia costata la vita, perché lui non viaggiava mai con eccessive sicurezze. Sapeva di essere in una zona molto pericolosa, ma lo affrontava con coraggio dicendo: la gente qui vive così ogni giorno».

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