Per la prima volta da quando Putin ha cominciato ad accerchiare l’Ucraina con le sue truppe, mesi fa, Joe Biden è stato volutamente ambiguo nella sua risposta sul ruolo che gli Usa e la Nato potrebbero avere nei confronti della Russia, se questa ricorresse alle armi chimiche.
ARMI ATOMICHE
Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, si è affrettato a chiarire che il presidente non voleva dire che ci sarebbe una risposta con armi chimiche – dopotutto gli Usa hanno firmato negli anni Settanta la convenzione contro le armi batteriologiche e negli anni Novanta quella contro le armi chimiche – ma ieri il Wall Street Journal spiegava che Biden sta, seppure di malavoglia, rientrando nella “postura nucleare” classica adottata dal Pentagono sin dalla Seconda Guerra Mondiale, e cioè di minacciare una risposta nucleare in presenza non solo di un attacco di questo tipo, ma anche rispetto a un’offensiva con armi batteriologiche o chimiche. Durante la campagna elettorale Biden si era invece impegnato ad adottare la strategia militare dell’ «unico scopo», lo scopo difensivo antinucleare. Pare tuttavia che proprio gli alleati Nato, durante il viaggio in corso in Europa, abbiano fatto pressioni perché Biden assumesse toni più minacciosi contro la Russia per ottenere un effetto deterrente.
Anche negli Usa, i falchi, e non solo repubblicani, ma anche democratici, insistono perché il Presidente sia più «duro» con Putin, e la stessa opinione pubblica, con una maggioranza del 56%, è orientata su questa posizione. E dunque non può essere un caso che proprio nel cuore dell’Europa, Biden abbia scelto di abbandonare i toni netti con cui aveva ripetuto, anche nel discorso sullo stato dell’Unione, di non aver alcuna intenzione di vedere le forze Usa affrontare quelle russe e scegliere invece un tono ambiguo. Non manca chi sostiene anche che una risposta a tono potrebbe riguardare semplicemente l’adozione di ulteriori sanzioni, che finirebbero di distruggere l’economia russa. La scelta di trascorrere due giorni in Polonia, dove oggi incontrerà il presidente Andrzej Duda, parlerà con i profughi, mentre ieri si è intrattenuto con i soldati americani di stanza nel Paese, vuole essere un altro messaggio di solidarietà e rassicurazione agli alleati Nato e soprattutto nei confronti del Paese che sta facendo da contrafforte per il fronte orientale dell’Europa.
LE ACCUSE
Mosca intanto alza il tiro e dopo aver smentito ogni ipotesi di minaccia nucleare e di utilizzo di bombe al fosforo in Ucraina, punta il dito contro il figlio di Biden. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato, infatti, che Hunter Biden, potrebbe essere «coinvolto nella gestione di laboratori per lo sviluppo di armi biologiche in Ucraina». Circostanza sulla quale, ha assicurato «chiederemo spiegazioni e non solo noi». Per poi rispondere ai cronisti durante il briefing quotidiano: «La Cina ha già chiesto chiarimenti». Il nome di Hunter Biden, al momento, risulta inserito nella lista delle personalità americane prese di mira dalle contro-sanzioni russe. Ma Peskov se la prende anche con il capo della Casa Bianca accusandolo di voler «distogliere l’attenzione» dal programma chimico e biologico che gli Usa starebbero portando avanti in Ucraina.