«Fateci uscire da questo incubo».
La denuncia
Secondo il suo racconto, il 9 luglio dopo sei mesi di carcere, sarebbe potuto uscire ma l'avvocato dello Stato si è opposto contestandogli la violazione della legge sull'immigrazione. Da otto giorni è rinchiuso ad Alligator Alcatraz, il centro fortemente voluto da Donald Trump nell'ambito della sua campagna contro l'immigrazione illegale. La madre, Rosanna Mirabella Costa, ha riferito in lacrime sempre al Tg2 che l'uomo era stato portato in udienza «con catene ai piedi e catene alle mani, come un cane». «L'unica cosa positiva è che ha la possibilità di parlare al telefono», ha aggiunto la donna. La Farnesina tramite il consolato italiano a Miami e l'ambasciata d'Italia a Washington segue il caso e quello dell'altro connazionale nel carcere, il 63enne italo-argentino Fernando Eduardo Artese, ed è in contatto con le autorità americane. Per il rimpatrio potrebbero però volerci giorni.
Artese è stato arrestato alla fine di giugno poco prima di partire per un viaggio che lo avrebbe riportato in Argentina e, secondo quanto raccontato dalla figlia Carla, è ad Alligator Alcatraz dal 3 luglio. La descrizione del centro migranti di Artese non è molto diversa da quella di Mirabella Costa. «E' un campo di concentramento. Ci trattano come criminali», ha detto al Tampa Bay Times. Il centro migranti è stato costruito in soli otto giorni su una pista da jet in disuso da decenni nelle Everglades della Florida, fra alligatori, pitoni e caimani. Può accogliere fino a 5.000 persone e, secondo le stime, ha un costo di 450 milioni di dollari l'anno. L'amministrazione Trump vuole farne un esempio da seguire e si augura che la struttura ispiri altri Stati a costruzioni analoghe. Nel frattempo la Casa Bianca caldeggia l'idea di riaprire l'originario carcere di Alcatraz, sull'omonima isola. Un progetto che potrebbe costare fino a due miliardi di dollari.