Ottantuno studentesse afghane della Sapienza sono bloccate a Kabul, erano sulla lista del Ministero della Difesa per il trasferimento in Italia.
Kabul, 81 studentesse della Sapienza bloccate
«Dopo l'esplosione - ha spiegato il prorettore agli affari internazionali dell'Università La Sapienza di Roma Bruno Botta - le cose si sono complicate, siamo in contatto con l'unità di crisi della Farnesina che sta facendo tutto il possibile per aiutarci e ha detto che non lascerà soli gli studenti della Sapienza. La preoccupazione maggiore è per le studentesse andate da Herat fino a Kabul per imbarcarsi e che, se dovessero tornare indietro, rischiano rappresaglie». La speranza ora è che il gruppo possa viaggiare su voli di altri Stati, quando ce ne saranno.
Messa: «Ogni sforzo per riportarle in Italia»
«Stiamo seguendo con attenzione, in raccordo con gli altri ministeri, la situazione di tutte le studentesse e studenti afghani iscritti presso i nostri atenei, conservatori e accademie. Stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti e gli sforzi per sperare di poterli presto accogliere tutti in Italia. Nel frattempo abbiamo raccolto le disponibilità ad accogliere studenti e ricercatori afghani già presenti fra i primi rifugiati giunti in Italia. Come Ministero ci impegniamo a rendere disponibili strumenti e risorse affinché ciò possa avvenire il più rapidamente possibile». Così il ministro dell'Università,Cristina Messa, all'ANSA.
Le studentesse: «Riusciremo a tornare?»
«Riusciremo a raggiungere l'Italia? Possiamo realizzare il nostro sogno?». Sono le parole di alcune delle studente afghane che avrebbero dovuto raggiungere l'Italia per studiare all'università La Sapienza di Roma ma che sono rimaste bloccate dal primo attentato a Kabul. A riferirlo è il prorettore dell'Ateneo Bruno Botta. «Hanno paura, hanno il terrore che non possano venire in Italia - spiega Botta - che il loro sogno si infranga, sono affrante, ma nonostante tutte le difficoltà noi siamo fiduciosi».
Le ragazze hanno tutte tra i 19 ed i 22 anni. «Ci sono anche 3/4 bambini. Uno ad esempio - prosegue il prorettore - è il figlio o la figlia, non so con precisione, di un docente afghano che ha chiesto di venire in Italia con tutta la famiglia». La fiducia di Botta è alimentata dal fatto che l'attenzione sulla vicenda è altissima. «Oggi avrò ricevuto - riferisce - una cinquantina di telefonate. E la rettrice Polimeni sta tenendo i contatti con i politici, quindi ci auguriamo che alla fine la situazione si possa risolvere positivamente».