Afghanistan, il nuovo assetto dell'Islam politico: dalle «felicitazioni» di Hamas ai legami con al Qaeda

Mercoledì 18 Agosto 2021 di Gianandrea Gaiani
Il nuovo network della jihad: dalle «felicitazioni» di Hamas ai legami con al Qaeda

La folgorante vittoria talebana in Afghanistan avrà senza dubbio riflessi rilevanti sul movimento jihadista globale e galvanizzerà tutte le milizie che si richiamano all’islamismo politico come dimostrano le entusiastiche reazioni di Hamas ai fatti di Kabul. Difficile dire se questo si tradurrà in un incremento della minaccia terroristica per Europa e Occidente o se il regime talebano, che sembra ora guidato dal Mullah Abdul Ghani Baradar, manterrà gli impegni assunti con Stati Uniti, Russia e Cina di non ospitare gruppi terroristici internazionali e di non dedicarsi alla destabilizzazione degli stati vicini.

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Gli accordi -  Negli accordi di Doha, firmati a fine febbraio 2020 con gli Stati Uniti, la delegazione talebana guidata proprio da Baradar si impegnò per un Afghanistan privo di basi di gruppi terroristici come al-Qaeda. Lo stesso tipo di garanzie le hanno chieste alla dirigenza talebana russi e cinesi, nel timore di dover gestire rivolte jihadiste alimentate dall’Afghanistan nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia Centrale o nel Sinkiang. Da un lato è evidente l’intento talebano di presentarsi alla comunità internazionale come un interlocutore ripulito dalla reputazione sanguinaria del passato e credibile sul piano politico ed economico.

Aspetti necessari per governare l’Afghanistan consolidando il potere attraverso un miglioramento delle condizioni economiche che la pace oggi potrebbe rendere a portata di mano ma solo a patto che nel Paese giungano investimenti stranieri.

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La convenienza - In base a tali valutazioni il governo dell’Emirato non dovrebbe avere nulla da guadagnare nel tornare a costituire una minaccia terroristica ma non si può dimenticare che i talebani non hanno mai rispettato né tregue né accordi e che l’ideologia di cui è permeato il movimento non è certo oggi più moderata. Molti leader talebani hanno stretto legami con al-Qaeda la cui organizzazione è ancora presente nell’Afghanistan Orientale e soprattutto nella Tribal Area del Waziristan pakistano. In un’intervista a “Il Giornale”, il generale Giorgio Battisti, che ha ricoperto diversi importanti incarichi in Afghanistan, ha sottolineato ieri come i rapporti tra talebani e al-Qaeda rimangano stretti al punto che gli insorti afghani hanno sempre tenuto aggiornato il gruppo terroristico circa gli sviluppi dei negoziati di Doha con gli Stati Uniti. Un legame che rimane saldo quindi e che potrebbe vedere i talebani limitare l’operatività dei qaedisti in ambito terroristico per non compromettere i rapporti dell’Emirato con la comunità internazionale, anche se, specie dopo la recente vittoria talebana, è difficile immaginare una nuova coalizione internazionale che possa domani muovere nuovamente guerra all’Afghanistan per sradicare dal territorio il terrorismo islamico. Inoltre non va dimenticato che l’Afghanistan talebano è sotto la stretta influenza del Pakistan e del suo servizio segreto militare che potrebbe avere interesse a utilizzare il territorio afghano per azioni di destabilizzazione, o anche solo per minacciarle, attraverso organizzazioni terroristiche come quelle già attive contro l’India nel Kashmir pakistano. Il regime talebano dovrebbe invece lasciare poche speranze di sopravvivenza allo Stato Islamico nel Khorasan, branca afghana dell’IS attivo da diversi anni nelle province orientali e in particolare in quella di Nangharar, considerato un acerrimo nemico dai talebani e dal al-Qaeda. Una rivalità del resto riscontrabile non solo in Afghanistan poiché già negli anni scorsi in Siria come nel Sahel africano le milizie qaediste hanno combattuto fieramente quelle dello Stato Islamico nell’ambito di una rivalità ideologica interna ai gruppi jihadisti.

Le sigle -  Come ricorda Battisti, i rapporti d’intelligence statunitensi e dell’ONU valutano che in Afghanistan e nella Tribal Area pakistana siano presenti una ventina di sigle di milizie riconducibili alla galassia jihadista con quasi 10 mila miliziani, per due terzi pakistani ma anche bengalesi, uighuri, birmani, uzbeki, tagiki e di altre nazionalità. Quel che resta della “legione straniera islamica” fondata da Osama bin Laden. 

Ultimo aggiornamento: 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA