Afghanistan, talebani vicini a Kabul: diplomatici italiani pronti a rifugiarsi all'aeroporto

Sabato 14 Agosto 2021 di Giuseppe Scarpa
Afghanistan, Talebani vicini a Kabul: diplomatici italiani pronti a rifugiarsi all'aeroporto

Il corpo diplomatico dell'ambasciata italiana è pronto a trasferirsi all'aeroporto di Kabul. È questo il piano di evacuazione messo a punto per la nostra sede in Afghanistan se nelle prossime ore la situazione dovesse degenerare con l'arrivo dei Talebani.

All'inizio il progetto non era questo. È stato rivisto ieri sera. All'origine l'ambasciatore Vittorio Sandalli e tutti i dipendenti della nostra struttura si sarebbero dovuti trasferire nelle sede diplomatica Usa. Ma questo piano è stato scartato dopo che gli stessi americani hanno deciso anche loro, come i turchi, i francesi e gli ingles, di virare verso l'aeroporto il cui controllo è nelle mani dei turchi. Gli americani hanno all'interno della struttura una loro base militare.

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Dell'intera vicenda hanno discusso ieri il premier Mario Draghi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il collega della Difesa Lorenzo Guerini. C'è poi il capitolo del trasferimento a Roma del personale afghano che ha collaborato con l'Italia. «Son in corso le attività per il trasporto umanitario», ha fatto sapere Guerini.
L'AVANZATA
I talebani avanzano verso Kabul ormai quasi senza combattere, con i governatori che consegnano i capoluoghi di provincia e si danno alla fuga. Ma mentre gli insorti sono arrivati a una cinquantina di chilometri a sud della capitale, nel nord alcuni dei signori della guerra dell'ex alleanza anti-jihadista potrebbero decidere di resistere ad oltranza, e il Paese, avverte il governo britannico, rischia una nuova «guerra civile», mentre scontri sono possibili anche tra diverse fazioni talebane.

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Pol-i Alam, capoluogo della provincia di Lowgar, è la città più vicina a Kabul conquistata nelle ultime ore dai Talebani, che in una settimana si sono impadroniti di oltre metà dei 34 capoluoghi del Paese. La sua caduta è avvenuta dopo che «la maggior parte delle autorità sono fuggite a Kabul» senza opporre resistenza, ha sottolineato un consigliere provinciale.
Lo stesso era avvenuto giovedì a Ghazni, 150 chilometri a sud-ovest di Kabul, consegnata ai jihadisti in cambio di un lasciapassare dal governatore, Mohammad Davud Laghmani, che poi è stato arrestato dalle forze governative mentre fuggiva. Scenario non diverso a Kandahar, nel sud, seconda città del Paese e culla dei Talebani. I massimi rappresentanti delle istituzioni governative hanno potuto andarsene in cambio della resa e oggi, ha riferito Alda Cappelletti, direttore delle operazioni della ong Intersos, i Talebani si sono messi al lavoro per riorganizzare il governo locale, chiedendo a tutti gli impiegati pubblici di tornare regolarmente al lavoro, mentre solo i capi dei vari dipartimenti sono stati allontanati. A Herat, nell'ovest del Paese, anche il leggendario signore della guerra Ismail Khan, che per decenni ha combattuto le forze d'invasione sovietiche e poi i Talebani, si è lasciato catturare dagli insorti.

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LE CHIUSURE
Kabul si prepara ad un eventuale ingresso dei fondamentalisti nella capitale. Dopo la decisione degli Usa e della Gran Bretagna di ridurre al minimo il personale nelle proprie sedi diplomatiche - con Washington che invia 8.000 soldati tra l'Afghanistan e la regione del Golfo Persico - altrettanto ha fatto la Germania, e altri Paesi hanno deciso per la chiusura, come la Danimarca e la Norvegia. Ma la Nato, ha fatto sapere il segretario generale Jens Stoltenberg, «manterrà la sua presenza diplomatica a Kabul».

 

«Il nostro obiettivo resta quello di sostenere il più possibile il governo afghano e le forze di sicurezza», ha aggiunto Stoltenberg, mentre i partner dell'Alleanza si consultano sulla situazione. E la Farnesina fa sapere di essere in costante contatto con il Dipartimento di Stato Usa. Ma c'è ancora una speranza che possa essere evitata un'offensiva finale sulla capitale.
Mentre si attende una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, la Cnn India ha raccolto voci su una possibile proposta di pace elaborata da non meglio precisati mediatori, che prevede le dimissioni del presidente Ghani e la formazione di un nuovo governo di coalizione in cui entrino anche i Talebani, che hanno già promesso una «amnistia generale» per chi ha collaborato con l'attuale esecutivo.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA