Aborto, chiudono le cliniche: rivolta negli Usa. Biden: «Decisione devastante». E blinda la pillola

Il presidente punta al voto di novembre: «Il nuovo Congresso può fare una legge». La battaglia contro ulteriori restrizioni alle donne e per la libertà di movimento

Sabato 25 Giugno 2022 di Anna Guaita
Aborto, da New York al Texas: proteste negli Usa. Biden: «Una decisione devastante e dolorosa»

 A giudicare dalle prime 48 ore, la decisione della Corte Suprema di abolire il diritto costituzionale all’aborto ha infiammato il Paese.

Manifestazioni si stanno contando in ogni città, con incidenti anche piuttosto gravi. A Phoenix, nell’Arizona, la polizia ha reagito sparando candelotti lacrimogeni contro un gruppetto di donne che stava battendo con le mani sulle porte di vetro del Campidoglio. In Iowa un uomo su un furgone si è diretto contro un gruppo di circa 400 donne, ferendone una e poi scappando. Una dozzina di newyorchesi sono stati arrestati per aver bloccato il traffico nel cuore di Manhattan. Ribellioni si stanno registrando perfino nelle fila della Giustizia, dopo che 90 procuratori hanno scritto un pubblico appello in cui si impegnano a non perseguire donne che abortiscano volontariamente. La passione delle proteste è innegabile, ma altrettanto innegabile è il fatto che la decisione dei giudici è irreversibile. Tanto che negli Stati repubblicani è già partita la corsa alla chiusura delle cliniche.

 

Previsioni

L’unico modo per reintrodurre l’aborto come diritto nazionale e non amministrato dagli Stati, riconoscono gli stessi “pro-choice”, sarebbe una legge federale, approvata dal Congresso. E a quello sta puntando il presidente Biden. La speranza di una nuova legge dipende però dalla direzione che prenderanno le elezioni di metà mandato a novembre. Fino al giorno prima della decisione della Corte, la popolarità di Biden era a livelli bassissimi, e le previsioni parlavano di una piena sconfitta dei democratici, con la probabile perdita della Camera se non anche del Senato. Ma l’improvvisa cancellazione di un diritto di cui le americane godevano da 49 anni sembra aver iniettato nelle vene dell’anziano presidente un nuovo vigore. Ieri mattina, dopo aver posto la firma alla nuova legge bipartisan che porterà qualche benvenuta limitazione alla diffusione delle armi, Biden ha di nuovo espresso la sua rabbia, definendo «devastante» e «scioccante» il parere della Corte e promettendo di fare «di tutto» per aiutare le donne in cerca di aborto, sia proteggendo il loro diritto di acquistare la pillola abortiva sia il diritto di viaggiare in Stati che ammettano l’interruzione volontaria della gravidanza.
Non è invece disposto ad ascoltare l’ala più di sinistra del suo partito che propone una manovra di forza per ampliare la Corte Suprema e aumentare il numero dei giudici, allo scopo di invalidare la super maggioranza estremista conservatrice che si è creata con le scelte di Donald Trump. A parte la difficoltà di ottenere i voti al Congresso per una simile manovra, si tratterebbe di un passo estremista, che il pubblico stesso non approverebbe. Numerosi esponenti del partito democratico e del pubblico invece appoggiano l’idea di battersi sui fronti della libertà per la pillola abortiva e la libertà di movimento. Vari degli Stati negazionisti hanno già vietato la somministrazione della pillola - la Louisiana la rende un reato punibile con sei mesi di reclusione - perché sanno che più del 50% degli aborti oggi negli Usa avviene proprio per via farmacologica. Difatti contrariamente a quello che gli antiabortisti continuano a recitare per fare proseliti, più del 90% delle interruzioni volontarie avviene entro le prime 10 settimane, cioè entro l’arco di tempo in cui la pillola abortiva è efficace al 98% dei casi.

 

 

 

Spostamenti

Biden ha chiesto al ministro della Giustizia Merrick Garland di fare in modo che il diritto di tutte le americane di usare la pillola abortiva venga rispettato, come detterebbe la legge considerato che la pillola è stata approvata proprio a livello federale. L’altro fronte della battaglia sarà la libertà di movimento delle donne che vogliano abortire: i governatori di vari Stati stanno già creando alleanze per facilitare l’arrivo di queste donne, chiedendo anche ai residenti di aprire le proprie case per dare ospitalità a chi venga da Stati repressivi. Biden ha anche su questo chiesto al Ministero della Giustizia di tenere occhi aperti perché non vengano compiuti soprusi. Ma è comunque una battaglia in salita. Alcuni degli Stati anti-aborto hanno da tempo realizzato sistemi di controllo e sorveglianza, grazie ai gruppi evangelici che si nascondono dietro false cliniche abortiste. Per anni, gli stati conservatori hanno reindirizzato denaro, spesso da fondi stanziati per donne e bambini poveri, verso simili organizzazioni. I dati che questi centri sono stati in grado di raccogliere - nomi, luoghi, dettagli familiari, storie sessuali e mediche, immagini ecografiche - possono ora essere usati contro coloro che cercano il loro aiuto.

Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 16:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA