Capodanno, noi che siamo cresciuti davanti alla tv guardando con il concerto di Vienna

Mercoledì 23 Dicembre 2020 di Alessandra Spinelli
Capodanno, noi che siamo cresciuti davanti alla tv guardando con il concerto di Vienna

C’era sempre lui nella televisione in bianco e nero della nostra infanzia: inondava la casa del primo dell’anno, ancora imbambolata dai botti di San Silvestro, con le polke, i galop e i valzer della famiglia Strauss, viatico gioioso verso il futuro. Eterno Boskovsky, per 25 anni sul podio della meravigliosa Musikverein di Vienna, velluti rossi e stucchi dorati. I Wiener Philarmoniker lanciavano messaggi e auguri al mondo, e noi lì a crescere tra i volteggi di coppie fruscianti a Schönbrunn (finalmente a colori!), l’esibizione dei cavalli lipizzani e il battimani sulla Marcia di Radetzky, divertiti e mai neanche lontanamente sfiorati dal fatto che sia una marcia di conquista contro gli italiani risorgimentali. Niente politically correct: ci abbagliava lo sfarzo e l’allegria dei direttori d’orchestra che indossavano cappellini, fischietti, inscenando gag con pubblico e orchestrali, come l’austriaco Welser-Möst che per il secondo bis impugnò un mestolo e si mise un cappello da chef. A Vienna il gotha dei direttori d’orchestra: Abbado, Kleiber, Maazel, Pretre, Muti.

E il grande Karajan, un evento nel 1987, a casa un religioso silenzio, il maestro dolorante alla schiena ma perfetto e accessibile a tutti.

Vent’anni dopo, l’impensabile: biglietti un anno prima a una cifra esorbitante per conquistare il puro incanto, seduti sulla balconata laterale ma con Pretre e l’orchestra a un passo. All’improvviso persino i ballerini che sbucavano in platea sulle note di Sul bel Danubio blu. Ora la magia si ripete: Muti sul podio - ha già detto niente gag - e noi di nuovo davanti allo schermo. Perché nonostante la Rai abbia cancellato la diretta da Vienna a favore della Fenice, nulla è come il tradizionale concerto di Capodanno dei Wiener. Nulla ci consola come quella nostalgia e quella promessa di un futuro migliore. Che magari porti anche una donna a muovere la bacchetta sul podio che fu di Boskovsky. Sarebbe ora, la prima dopo 81 anni di storia.

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Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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