La sinistra europea non scommette sulle leader: troppo conservatrice e miope

Mercoledì 23 Febbraio 2022 di Maria Latella
La sinistra europea non scommette sulle leader: troppo conservatrice e miope

«Mi sento due terzi Thatcher e un terzo Angela Merkel» ha detto di sé Valérie Pécresse, candidata all’Eliseo per il partito di centro destra Les Républicains.

La sua rivale socialista, Anne Hidalgo, avrebbe avuto qualche problema a cercare nell’album di famiglia della sinistra europea due donne premier a cui ispirarsi. Perché in Europa, ad eccezione dei Paesi scandinavi, non c’è mai stata ancora una presidente della Repubblica o una presidente del Consiglio di sinistra. O meglio: una c’è stata, la socialista Édith Cresson, nominata primo ministro da François Mitterrand e rimasta nel ruolo meno di un anno: dal 15 maggio 1991 all’aprile del 1992. Una delle più brevi permanenze a Matignon nella storia della Quinta repubblica e forse per questo mai citata. Sul perché a sinistra le donne non riescano a conquistare la leadership ci si interroga ogni tanto, con l’aria di chi si intrattiene in un gioco di società. Invece questa singolare peculiarità, in atto da anni, andrebbe approfondita. Perché in Europa sono ai vertici tre conservatrici, Ursula von der Leyen, Christine Lagarde e, da poco presidente del Parlamento Ue, la maltese antiabortista Roberta Metsola? Perché la Germania ha avuto Angela Merkel, la Gran Bretagna Theresa May e prima ancora la Thatcher ma nessuna socialista o laburista donna a Downing Street?

I PRIVILEGI

Risposta più diffusa: la sinistra è in fondo più conservatrice e si conferma tale anche nella rocciosa difesa dei privilegi maschili, almeno quando si tratta dei suoi leader.

Quando nel 1994 Silvio Berlusconi conquistò palazzo Chigi, una nutrita pattuglia di parlamentari donne fece il suo ingresso tra Montecitorio e palazzo Madama. Più spavalde delle colleghe di sinistra, venivano molto intervistate ed anche questa era una novità. La sinistra, pure quella dei giornali, cominciò a demolire le nuove arrivate, molte delle quali erano ovviamente naïves, e se la prese anche con la prima direttora di un quotidiano, Pialuisa Bianco, allora alla guida de L’Indipendente, concentrandosi più sui suoi capelli rossi che sulle sue qualità di giornalista. Maschilismo di marca purissima, ma si era ancora nel ‘94 e fummo in pochi a farlo notare. Trenta anni dopo, resta il dato di fatto: a sinistra, in politica, le donne fanno carriera, ma fino a un certo punto. Il Pd che pure con Enrico Letta segretario ha per la prima volta due donne capogruppo, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, ha emarginato in passato l’unica che avesse la grinta per contendere la segreteria agli uomini: Rosy Bindi. Prima di lei sorte analoga per Anna Finocchiaro, stoppata dai capi del partito all’inizio degli anni Duemila, che pure fu proposta come possibile candidata al Quirinale nel 2013. Non che il resto della politica italiana brilli per donne al vertice: nel Movimento 5 Stelle per ora vige la diarchia maschile Conte-Di Maio, nella Lega quella di Salvini-Giorgetti. Se la poltrona è, al momento, una poltrona per due, non c’è spazio per terze incomode. E infatti Giorgia Meloni il partito se l’è creato ex novo. Certo, non è solo colpa dei maschi che non cedono le quote dì mercato. La lotta per il potere non è un pranzo di gala, e per combattere bisogna averne voglia, stringere alleanze, incassare colpi bassi e menare fendenti. Insomma: fare politica. Non aspettare che qualcuno la faccia per te.

LO CHOC

Per tornare a Valérie Pécresse citata all’inizio: ha strappato la candidatura come leader de Les Républicains facendo fuori un rivale potente come Xavier Bertrand e mettendosi fuori dall’orbita di Sarkozy, del resto più vicino a Macron che a lei. In più, ha capito che l’aria da brava borghese col cappottino giusto in tv non funziona. Se vuoi i voti, devi colpire l’immaginazione. Perciò qualche sera fa, ospite del popolare conduttore Jean-Jacques Bourdin su BFMTV, Pécresse ha esordito così: «Stavo per cancellare quest’intervista». Perché? Le ha chiesto il conduttore stupito. «Perché lei è accusato di aver molestato sessualmente una sua giovane collega e io voglio essere chiara: se le accuse si dimostreranno fondate, la cosa deve essere condannata». Uno choc per la Francia di destra e di sinistra, dove si è sempre chiuso un occhio sul maschio tombeur de femmes anche quando molestatore seriale. Non è detto che Valérie Pécresse abbia la meglio su Macron. Può essere vero che abbia strappato la candidatura perché i suoi competitor nel partito erano ancora più deboli di lei, ma resta il fatto che in Francia, per la prima volta, le candidate all’Eliseo sono più numerose dei candidati maschi. E in questo caso senza differenze tra destra e sinistra: due di qua, Anne Hidalgo e Christiane Toubira e due dì la, Pécresse e Marine Le Pen.

Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 19:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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