Nella Design Week milanese appena conclusa le donne hanno conquistato posti speciali, progettando fontane, dipingendo murales, realizzando spazi caleidoscopici.
Gisella Borioli, fondatrice del Superstudio ma anche mente e cuore del Fuorisalone, quest’anno ha dedicato uno spazio proprio alla creatività femminile.
Ecco le protagoniste.
PATRICIA URQUIOLA E IL DIVANO ECLETTIVO
La mia filosofia pratica nel progetto ha sempre avuto a che fare con l’empatia.
PAOLA NAVONE E LE BOLLE
Poliedrica, ironica, libera pensatrice. Cittadina del mondo, come ama definirsi, Paola Navone realizza opere che spaziano dall’architettura al design d’interni, fino all’arredamento e ai tessuti lavorando con grandi brand come Alessi, Cappellini e Swarovski. Nasce a Torino, dove studia architettura al Politecnico, quindi comincia a lavorare come designer e non si ferma più, collaborando con nomi prestigiosi come Alessandro Mendini, Ettore Sottsass e Andrea Branzi nel gruppo Alchimia. Paola Navone esplora culture senza porsi confini, dall’Africa all’Asia: «Tutto nasce dai viaggi, un’esperienza totale, dove accumulo immagini che finiscono nella mia testa. E da lì, all’improvviso, tiro fuori qualcosa», ha spiegato. Il suo concetto di design è sempre in movimento: «Spesso ho la sensazione che un oggetto venga percepito come definitivo. E invece l’azione “decorativa” è un grande potere: possiamo ricamare dei semplici cuscini e questi cambierebbero totalmente l’intero divano». Come mutano gli oggetti, è diversa anche la figura del designer: «Quello che era una volta non esiste più. Per lavorare in questo mondo, tuttavia, sono necessari come sempre intraprendenza, curiosità, impegno». Paola Navone è stata tra i protagonisti del Superdesign Show con l’installazione “Poetry House”, che riassume la sua visione eclettica e onirica: una casa tratteggiata nell’aria, da cui si può guardare il mondo e al futuro con un senso di meraviglia. Per Midj una delle sue ultime produzioni, la collezione per l’outdoor Bolle: gusci avvolgenti in metallo colorato macro forato e un immaginario che richiama al Mediterraneo.
KATERYNA SOKOLOVA E LE SEDIE CONTRO LA GUERRA
Kateryna Sokolova ha 28 anni, è nata nel 1984, è laureata all’Accademia di design e arti di Kharkiv, dove nel 2017 con Arkady Vartanov fonda Noom, un luogo dove il design incontra l’arte. Un’azienda giovane e in rapida crescita che produce illuminazione, arredamento e accessori per la casa in metallo, in edizione limitata e realizzati con tecnologie di produzione tradizionali e moderne, come l’ossidazione e la patina sui metalli che crea nuovi effetti e colori unici. Ma per Kateryna Sokolova, da poco mamma e designer in ascesa, con la guerra è cambiato tutto. Arriva a Milano per la Design Week con il suo bimbo, il compagno e un peso sul cuore: la sua azienda è stata distrutta nell’occupazione russo, «io però voglio dare un segno di calore domestico, di positività. Un senso di rinascita dopo la guerra». Noom è riuscita fortunosamente a completare la produzione di un simbolico salotto disegnato da Kateryna. E anche l’installazione ideata per la Design Week di Barcellona: la sua sedia trasformata con una rete mimetica. «Il design è un metodo per risolvere determinati problemi - racconta in un post accanto alla foto - Il design trova il suo posto in guerra, ad esempio con la realizzazione di reti mimetiche. La rete con cui è rivestita la sedia Gropius è tessuta con una tecnica originale sviluppata da volontari del Vinnytsia VinnSolard Center». È composta da più di 4.000 nodi e strisce di tessuto multicolori, tutto ciò che era rimasto nei magazzini di Noom. «La nostra installazione è un manifesto, un tentativo di attirare l’attenzione sul fatto che la guerra non è finita, la battaglia continua - racconta Kateryna - Combinando la forma della sedia sviluppata in tempo di pace con una rete mimetica del tempo di guerra miravamo a trasmettere i nostri sentimenti. Per ogni ucraino, indipendentemente dalla sua età e professione, il mondo è diviso in “prima” e “dopo”. E il design ha acquisito nuovi significati e funzioni».
ELENA SALMISTRARO, COLORI ED EMOZIONI
«Quando qualcosa mi colpisce, e può farlo per svariati motivi, cerco sempre di disegnarla - raccontava a Caleido - Un po’ come si faceva da bambini per imparare bene la lezione la si riscriveva e questo ci aiutava a memorizzarla meglio, a farla nostra. A mio parere solo il “fare” ci permette di capire realmente a fondo le cose. È un modo per superare quell’enorme vuoto che esiste tra la teoria e la pratica. Il mio “fare” è il disegno e molti di questi schizzi sono attrezzi del mestiere a cui sono affezionata e gelosa». Product designer, artista e illustratrice, Elena Salmistraro fonda il suo studio a Milano nel 2009, con l’architetto Angelo Stoli. Il suo linguaggio espressivo è energetico, lo spazio immaginifico, l’arte si mischia al design, la ricerca di armonia delle forme una costante. Come l’uso del colore: «È una componente del progetto stesso. Serve a sottolineare, è portatore di emozioni». Per LITHEA Elena Salmistraro ha disegnato pensieri panteschi, qui in foto come pannello decorativo in pietra e marmo.
SORELLE GALLO, SCULTURE D'ARGILLA AL COLLO
Leggeri e versatili, ma anche architettonici e plastici. Quasi delle sculture. Sono i gioielli delle sorelle Gallo: Valentina, diplomata all’Accademia Albertina di Belle arti di Torino, e la sorella Camilla, che è anche doppiatrice e ha recitato nella serie “Centovetrine”. Nel 2012 decidono di fondere le loro passioni, il gusto e le competenze complementari in un unico progetto e fondano il laboratorio di gioielleria contemporanea “Jamais Sans Toi”, sviluppando collezioni ispirate alla sfera. I loro lavori sono composizioni modulari complesse, realizzate a mano con il metodo della ceramica artistica: la materia, l’argilla, è il terreno di evoluzione e ricerca continua dal quale emergono forme sempre nuove. Scelta per la sua potente carica energetica, la terraglia bianca (priva di ossido di zinco) è l’elemento dalle sorelle Gallo. Che, come spiega Camilla, si completano alla perfezione: «La materia prima, l’argilla, la capacità di modellare, l’entusiasmo e il senso pratico sono competenza di Valentina, io aggiungo la passione e la creatività. Capitava sempre più spesso che la gente ci fermasse per strada per chiederci dove avessimo acquistato quella collana o quell’anello. Abbiamo pensato così di comprare il forno e abbiamo allestito il nostro primo laboratorio». Le sfere vuote dei loro gioielli, leggere e molto resistenti, vengono cotte a 980 gradi e diventano terracotta, quindi smaltate e rimesse in forno attorno a 930 gradi. A questo punto sono pronte per essere montate. Il risultato: pezzi modulari, che chi indossa può interpretare in modi diversi. «Per noi il design è l’essenzialità della forma che esprime al massimo la funzione», è il concetto ispiratore di Valentina e Camilla. Al SuperDesign Show hanno presentato l’esposizione “Icone di Stile”, con i pezzi più significativi di dieci anni di lavoro. © RIPRODUZIONE RISERVATA