Sciuraglam, le "sciure" milanesi diventano modelle da 178mila follower

Venerdì 24 Gennaio 2020 di Anna Franco
Sciuraglam, il profilo Instagram delle «sciure» milanesi alla moda: «Così sono diventate delle modelle»

È uno dei simboli inossidabili di Milano. Una sorta di Madunina. Con pelliccia, dolcevita in cachemire, girocollo di perle, borsetta e tacchetto abbigliata e capello cotonato il giusto. È la sciura, la signora della Milano bene, con un suo stile. Il recinto di appartenenza è uno solo: il quadrilatero tra Montenapoleone e Brera.

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A immortalarla, santificarla ed esportarla ben oltre quei confini, grazie alle autostrade di Instagram, è l'account Sciuraglam (178 mila follower). Fondatore e ideatore di questo album di album di foto virtuale è un ragazzo di 26 anni che, per la prima volta svela il suo nome, anche se chiede di non mostrare il suo viso. L'eminenza grigia delle signore chic milanesi è Angelo Petrocelli, 26 anni, studente universitario in Odontoiatria. È sbarcato a Milano fuggendo da un piccolo paese dalla Basilicata, cinque anni fa, e vive nel centro del capoluogo lombardo.
 


Perché fino a oggi non si era rivelato?
«Un po' non amo la notorietà, un po' preferivo mostrare le signore, o sciure che dir si voglia, e restare nell'ombra. Nella mia vita ha sempre vinto la timidezza. Soprattutto perché vengo e fuggo da un piccolissimo paese della Basilicata. E lì la vita e il modo di pensare è diverso da quello della grande città. Non voglio mostrare la mia vita fuori da lì. Ci ho messo un po' a evadere da quella realtà che mi andava stretta».

I suoi genitori la seguono su Instagram?
«I miei genitori non sanno nemmeno cosa sia Instagram. Però mia sorella, che vive anche lei a Milano, mi segue. Così come un ristrettissimo numero di amici, una decina al massimo. Ma gli altri non sanno della mia doppia identità».

E come è nata la voglia di immortalare e postare le sciure?
«Nel 2016 è iniziato tutto. Uscivo di casa presto per andare all'università e le incontravo. La mattina alle 8 erano già perfettamente abbigliate, mentre io ero un ominide inqualificabile vestito di qualcosa che somigliava più al pigiama pessimamente abbinato che ad abiti, e con occhiaie d'ordinanza. Loro erano truccate e laccate. Spedite entravano all'Esselunga. Ho iniziato a fotografarle e a mandarle ai miei amici commentando che saremmo stati così tra una cinquantina d'anni».

E dalle chat a Instagram il passo è stato breve?
«Abbastanza. Era sempre il 2016. Invece, di fare la solita foto un po' mossa e appannata dal sonno immortalai una vera sciura. Ferma, monumentale, praticamente perfetta alla fondazione Feltrinelli. Iniziò lì la storia del mio account Sciuraglam, che poi fu segnalata da alcuni quotidiani sul web ed ebbe la consacrazione del Milanese Imbruttito, realtà digitale seguitissima ormai in mezza Italia».

Pubblicazioni a parte, qual è la sua maggiore soddisfazione?
«Sono seguito da influencer come Chiara Ferragni, da buyer internazionali come Linda Fargo, ma devo ammettere che avere il like del direttore creativo di Gucci Alessandro Michele e scambiare qualche messaggio con lui non me lo sarei mai aspettato».

Sembra tutto rose e fiori, ma le sciure fotografate sono sempre contente?
«Nel 90 per cento dei casi arrivano complimenti da account di nipoti tramite i quali nonne e zie ringraziano per la fama social. Però in un caso una signora mi ha fatto scrivere una mail alquanto intimidatoria dalla figlia avvocato e devo dire che un po' di ansia mi è venuta. In un'altra situazione la protagonista dello scatto mi ha scritto direttamente via Instagram. In entrambi i casi ho provveduto a rimuovere immediatamente le foto incriminate».

Sciure o odontoiatria nel suo futuro?
«Per ora riesco a gestire entrambe le passioni, però quello che sto studiando è ciò che sognavo da bambino e non lo abbandonerei mai. Tanto più che mi è costato sacrificio: il mio corso è a numero chiuso, ci si entra in solo 20 persone».

Però ora è invitato a parecchie sfilate. La moda le interessava fin da prima?
«Sì, la moda mi attraeva, anche se la seguivo da fuori. Ricordo che a dodici anni impazzivo per i jeans di DSquared, ma costavano un occhio della testa e i miei non me li avrebbero mai comprati».

E adesso attraverso Sciuraglam guadagna qualcosa?
«Per le prime collaborazioni non ho chiesto nulla e le ho fatte gratuitamente. Ammetto, però, che speravo mi elargissero qualche capo quando mi trovavo in showroom. Poi, ho capito come andavano le cose. Recentemente ho fatto una collaborazione per la campagna social di Versace, linea di borse Virtus. Un lavoro impegnativo con styling e foto. Ho avuto un buon compenso».

Potrebbe diventare il suo lavoro?
«Mai dire mai, ma non credo. Con quei soldi ho fatto un viaggio a New York. Vedo questa attività come un hobby. Se avessi voluto trasformarla in un lavoro continuativo avrei dato retta a una delle varie agenzie che mi hanno contattato per avermi tra i loro clienti».

 

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