Jamie Campbell, il "ragazzo sui tacchi" fenomeno globale:«Mi fanno sentire potente»

Sabato 12 Marzo 2022 di Roberta Savona
Jamie Campbell in visita a Roma, al Palazzo Brancaccio, in occasione della prima di "Tutti parlano di Jamie"
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La sua storia rimbalza nell’etere ormai da tempo. È la storia di Jamie Campbell, un adolescente della periferia inglese che, all’ultimo anno di liceo, decide di presenziare al consueto ballo di fine anno indossando dei tacchi da 15 cm, infischiandone del giudizio dei suoi compagni e di quel che può scaturire da una decisione così dirompente, come quella di affermarsi liberamente in un piccolo centro cittadino del Regno Unito. Una storia che non passa inosservata agli occhi del mondo e che in breve, diventa virale, tanto da dare vita ad una serie di progetti artistici come spettacoli, musical, documentari e film. Nel 2011 la BBC Three gli ha dedicato il documentario “Jamie: Drag Queen a 16 anni”, un primo grande passo verso il mainstreem, che porterà al musical di successo “Everybody’s Talking About Jamie”, da cui è stato poi tratto un adattamento cinematografico e molteplici altri rifacimenti dal vivo in giro per il mondo.

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È questo il percorso che porta la vera storia di Jamie Campbell anche in Italia, grazie al musical “Tutti parlano di Jamie”, che ha debuttato al Teatro Brancaccio dove rimarrà in scena fino al prossimo 3 aprile 2022, diretto da Piero Di Blasio, con protagonista il giovane attore di talento Giancarlo Commare. Al suo fianco ci sono Barbara Cola, Franco Mannella, Ludovica Di Donato, Lisa Angelillo, Benedetta Boschi, Flavio Marullo, Umberto Noto, Michele Savoia, Sebastian Gimelli Morosini, a cui fa eco l’ensemble diretto dal coreografo Laccio, formato da Giovanni Abbracciavento, Elena Barani, Robert Ediogu, Giovanni Ernani Di Tizio, Erica Marinello, Giuseppe Menozzi, Matilde Pellegri, Giovanna Tino. Tutti interpreti dell’opera diretta musicalmente dal maestro Dino Scuderi, nello spettacolo presentato da Viola Produzioni e OTI Officine del Teatro Italiano, in accordo con RGM Productions.
Il debutto del remake italiano porta a Roma il vero Jamie Campbell, che a Ilmessaggero.it ha rilasciato un’intervista, in cui ha risposto a domande riguardanti l’attuale situazione sui temi LGBTQI+ in Italia e nel mondo.

La tua storia ha dato vita a documentari e musical nel mondo. Come ci si sente ad essere al centro dell’attenzione? 
J.C.: È tutto così surreale che non mi sembra ancora vero. A volte è straniante vedere la propria vita raccontata su uno schermo o su un palco e il confine tra vita reale e finzione a volte si confonde. È un’esperienza incredibile dall’inizio alla fine, sto amando ogni momento di quello che vivo. Di sicuro è una bella rivincita su chi mi ha bullizzato in passato. La risposta del pubblico mi fa sentire amato e protetto.  
Jamie è diventato un fenomeno globale, cosa lo ha reso così universale?
J.C.: Tutti abbiamo un’ambizione che ci sembra difficile realizzare, la mia storia è la prova che con un po’ di coraggio nulla è impossibile. “Tutti parlano di Jamie” affronta temi universali come amore, famiglia, amicizia. Così come tutti vogliamo essere accettati per quello che siamo, a prescindere dai giudizi degli altri. Ecco perché è facile identificarsi in Jamie. Senza dimenticare che molti di noi sono stati vittime di bullismo per qualche ragione, ed è sempre confortante vedere l’esperienza di qualcuno che invece ce l’ha fatta.
“Tutti parlano di Jamie” è percepito come un invito all’azione conto temi come l’omotransfobia. Un musical può contribuire a costruire una cultura basata sull’inclusione?
J.C.: Ovviamente un musical non può cambiare il mondo, ma può contribuire a creare quel dibattito sociale che assieme ad altri elementi aiuta a cambiare le cose. È tutta una questione di rappresentazione e visibilità. Più la gente conosce, più s’interroga. Senza dubbio l’arte è un mezzo potente che non deve essere mai sottostimato né tantomeno messo a tacere.
Nonostante i progressi, la discriminazione per le persone LGBTQI+ esiste ancora. Cosa serve per abbattere i pregiudizi?
J.C.: Vivere orgogliosamente e senza timori del giudizio altrui. Sarebbe presuntuoso voler piacere a tutti, non è pensabile. Allo stesso tempo non è neanche giusto lasciare che siano gli altri a decidere per noi, perché non è nella nostra natura vivere di costrizioni e privarsi della libertà. Pertanto vivere la propria identità senza paura e facendo rete, perché non c’è progresso personale se non esiste per tutti.
Qual è la tua opinione sulla legge anti-omotransfobia?
J.C.: Quando ho appreso dai giornali che il DDL ZAN era stato bocciato ci sono rimasto molto male. Ho sempre percepito l’Italia come un Paese progressista verso la comunità LGBQTI+. Spero che la legge possa essere emendata e approvata presto, per poter salvare le vite di tanti. È una questione di diritti umani, non un privilegio. 
Le nuove generazioni stanno superando i limiti di genere con la fluidità. Sei positivo riguardo al gender fluid oppure pensi che si debba preservare la varietà dei generi?
J.C.: Mi chiedo cos’è il genere? È uno spettro, una gamma. Comprendo le definizioni tradizionali, ma questo non deve andare a scapito di chi per natura non si riconosce in esse. Confido nello sforzo delle nuove generazioni, nel costruire un futuro più inclusivo e sono felice di vedere questa nuova evoluzione. 
Hai conosciuto Giancarlo Commare, tuo equivalente italiano sul palco? Cosa pensi di lui?
J.C.: Non l’ho ancora incontrato personalmente ma ho dato uno sguardo online e ho chiesto di lui in giro. Mi hanno detto che è un bravissimo attore e non vedo l’ora di vedere come saprà interpretarmi. Sembra molto dolce e profondo.
Sii sincero: indossare i tacchi alti è doloroso? Non sei d’accordo?
J.C.: Nient’affatto, ma li adoro! Mi fanno sentire forte e potente e so camminarci con disinvoltura. Certo indossarli un giorno intero non è semplice, ma il gioco vale la candela.   
Tendi a realizzare i tuoi sogni e la tua storia ne è l’esempio. Il tuo prossimo sogno?
J.C.: Il mio sogno è continuare il mio cammino e continuare a crescere.

Sto lavorando a numerosi progetti, tra cui anche un libro e la mia linea di moda. Sto valutando la proposta per uno show televisivo e il mio ritorno in drag. Continuo a lavorare tanto anche sul sociale e soprattutto nelle scuole. Voglio che anche gli altri possano realizzare i propri sogni.

Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 09:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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