Peruviana espulsa dopo aver denunciato le violenze in quarantena: revocato il provvedimento

Martedì 19 Maggio 2020 di Maria Lombardi
Peruviana espulsa dopo aver denunciato le violenze in quarantena: revocato il provvedimento

É stato revocato il decreto di espulsione della giovane donna peruviana che aveva denunciato il compagno per le violenze subite durante il lockdown. Sul caso, denunciato dall'associazione Differenza Donna e dalla senatrice Valeria Valente, presidente della commissione femminicidio, era stato chiesto l'intervento della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese

«Il nostro appello alla ministra Lamorgese, sostenuto anche dalla senatrice Valente, non è stato vano ed esprimo soddisfazione per l’intervenuta revoca del provvedimento di espulsione, indicativa della necessità costante da parte dei centri antiviolenza di mantenere alta la guardia e garantire che gli obblighi di protezione e sostegno alle donne vittime di violenza non rimangano lettera morta», commenta Elisa Ercoli, presidente dell’Associazione Differenza Donna.

La peruviana di 24 anni il 12 maggio aveva presentato una denuncia al commissariato Casilino di Roma nei confronti del compagno e convivente per le violenze subite. É stata costretta ad andare al pronto soccorso del policlinico Casilino per le ferite.

Il commissariato l'ha poi messa in contatto con il centro antiviolenza Sisenna gestito dall’Associazione Differenza Donna. Due giorni dopo il prefetto aveva decretato l’espulsione della donna dall'Italia. Un provvedimento «in aperta violazione con gli obblighi imposti dalla Convenzione di Istanbul che impongono di non avviare procedure di espulsione o di sospendere quelle in atto nei confronti delle donne che hanno subito violenza di genere», aveva sottolineato l'associazione nel chiedere l'intervento della Lamorgese.

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Le avvocate Ilaria Boiano e Cristina Laura Cecchini, che assistono la donna per il suo status di migrante irregolare, ritengono
«fondamentale approntare con urgenza una formazione capillare delle forze dell’ordine in tema di risposta alle donne migranti senza permesso di soggiorno che chiedono aiuto, poiché sono diffuse prassi su tutto il territorio che di fatto ostacolano l’accesso alla giustizia delle donne straniere».

«La vicenda di questa giovane donna racchiude in sé tutti i gravi problemi che le donne, migranti e non, affrontano quando vivono in una situazione di violenza, problemi che durante l’emergenza sanitaria si sono aggravati», aggiunge l’avvocata Teresa Manente, responsabile dell’ufficio legale dell’Associazione e che assiste la giovane peruviana in sede penale. «Le violenze che la donna ha subito si sono esacerbate proprio durante le misure del lockdown, a seguito del quale ha perso il lavoro ed è rimasta priva di alternative alla convivenza con il maltrattante. Inoltre,  nessuna misura di protezione come l’arresto in flagranza o l’allontanamento urgente è stata adottata all’esito dell’intervento delle forze dell’ordine, nonostante i segni delle percosse fossero evidenti nell’immediatezza dei fatti».

Le vittime irregolari. Su 55 donne che si sono rivolte al centro antiviolenza di Differenza Donna tra gennaio 2018 e ottobre 2019, venti  avevano ricevuto provvedimento di espulsione dopo aver denunciato le violenze. Diciotto avevano subito oltre ai maltrattamenti anche le minacce: se si fossero rivolte alle forze dell'ordine, il partner le avrebbe denunciate perché irregolari. 


«Il caso della giovane peruviana ci dimostra che l'accesso alla giustizia è possibilie in sicurezza e protezione per tutte le donne, a prescindere dallo status giuridico sul territorio italiano, come è ribadito dalla Convenzione di Istanbul e dalla direttiva europea sulle vittime di reato
», spiega l'avvocatessa Ilaria Boiano. «I diritti fondamentali sono garantiti anche a chi non ha il permesso di soggiorno. Un problema che interessa anche altri paesi dove si sta conducendo un'azione di sensibilizzazione delle autorità perché non sia preclusa a nessuno la possibilità di fare accesso alla giustizia. Sappiamo bene che molte donne straniere da regolari diventano irregolari proprio a causa dei maltrattamenti. I partner violenti impediscono loro di completare la procedura di ricongiungimento e cosi non si vedono rinnovato il permesso di soggiorno»

Ultimo aggiornamento: 18:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA