Trovare il coraggio di denunciare una violenza domestica significa vincere paure, ritorsioni, essere pronti ad allontanarsi dalla casa in cui si è vissuti, cambiare vita.
Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 08:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA Ma vedersi derubricare il proprio atto di coraggio con un asettico «non luogo a procedere», con tutto quello che ne consegue, è un'umiliazione che può avere anche brutte conseguenze per chi denuncia. Il tasso elevato di procedure per violenza domestica che in Italia termina in un «non luogo a procedere» durante le indagini preliminari «preoccupa» il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa. É quanto si legge nella decisione dell'organo esecutivo di Strasburgo che ha esaminato, nell'ambito della cosiddetta procedura d'esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti umani, le informazioni fornite dal governo italiano per rimediare alle carenze che hanno condotto alla condanna del Paese nel 2017 nel caso Talpis. Il 25 novembre del 2013 a Remanzacco, in provincia di Udine, Andrei Talpis - ora in prigione con una condanna all'ergastolo - marito di Elisaveta uccise il figlio diciannovenne Ion e tentò di uccidere anche la donna. La pena è stata inflitta a Talpis dal gup del Tribunale di Udine l'otto gennaio 2015.