Un divario nel divario, antico e difficile da colmare. Ma forse anche un’opportunità che ora potrebbe essere finalmente colta. Se le Regioni meridionali sono indietro al resto del Paese in termini di Pil pro capite e di occupazione, i numeri su lavoro e redditi illustrano quasi brutalmente un’ulteriore drammatica spaccatura: quella tra uomini e donne.
Fondi Ue: Provenzano, in alcune regioni programmi in ritardo
Infrastrutture, De Micheli: «Alta velocità e strade al Sud priorità nel piano nazionale»
LO SCENARIO
Partiamo dal tasso di occupazione: a fine 2019 era in Italia al 59,2 per cento, quasi dieci punti più in basso della media europea.Il dato complessivo nasconde però la differenza di genere: se gli uomini tra i 15 e i 64 anni che lavorano sono il 68,3%, tra le donne la percentuale scende di ben 18 punti, al 50,1. Ma la distanza, che è marcata al Nord e al Centro (circa 15 punti) diventa abissale nel Mezzogiorno, dove si dilata ad oltre 24 punti, su livelli di occupazione che sono più bassi anche per i maschi. Ecco quindi che nel Sud e nelle isole lavora solo il 33 per cento delle donne che appartengono a quella fascia di età. Una su tre, un valore che è poco più della metà del 60 per cento che si registra a Nord. I numeri dell’Istat permettono di scendere ancora di più nel dettaglio: la Puglia è la Regione con il massimo divario di genere (27 punti) e nella provincia di Barletta–Trani-Andria si arriva a 30, contro i 4,6 di Trieste che è la provincia italiana con la minore distanza tra uomini e donne. Tra le grandi città, il gap occupazionale è di 10 punti a Milano e di 13 a Roma mentre Napoli raggiunge i 25. «Si conferma che i territori con più alti livelli di partecipazione complessiva hanno anche una maggiore partecipazione femminile» osserva l’istituto di statistica in un suo recente focus. In altre parole: quando l’economia corre, le donne danno un contributo decisivo. Ma se per una donna del Meridione lavorare è una conquista, di per sé questo status fornisce garanzie minori di quelle offerte in altre parti del Paese. Un’altra rilevazione dell’Istat, quella sui “Differenziali retributivi nel settore privato”, (il riferimento è ai redditi 2016) segnala come nelle Regioni del Sud l’incidenza dei lavori a bassa retribuzione sia molto più alta per le donne (20,1 per cento) rispetto agli uomini (14,7).