Con mamma o papà? La guerra per l'affido: in aumento le donne a cui tolgono i figli

Sabato 25 Gennaio 2020 di Vanna Ugolini
Con mamma o papà? La guerra per l'affido: in aumento le donne a cui vengono tolti i figli

Bisognerebbe che ci fosse una scuola a cui tornare per imparare una declinazione diversa delle relazioni affettive anche quando i percorsi comuni vanno in pezzi ma resta e deve restare integro l'amore per i figli. Invece quella scuola non c'è, non sempre la ragione prevale e i conflitti nelle separazioni sono un tormento che ricade spesso sui bambini. Se fino a qualche anno fa, comunque, i figli venivano quasi sempre affidati alle madri, ecco che oggi i casi di bambini tolti alla mamma aumentano.
Negli ultimi due anni lo Spazio famiglie e minori del Tribunale ordinario di Roma ha trasmesso 1.400 richieste di aiuto dei giudici ai servizi sociali, in riferimento a figli esposti a separazioni e divorzi altamente conflittuali, sono i dati emersi alla Giornata studio per magistrati e professionisti competenti nel diritto di Famiglia presso la Corte d'Appello di Roma.

I CONFLITTI
Il caso di Laura Massaro, la mamma che ha dovuto combattere lungamente per tenere con sé il figlio è un caso estremo. Ma ogni giorno, nei tribunali, padri e madri si scontrano per l'affidamento dei figli. E a farne le spese sono spesso proprio loro. «In Italia - ha spiegato Silvia Mazzoni, professoressa associata di Psicologia dinamica della Sapienza, durante la giornata di studio - circa il 10% di tutte le separazioni sono altamente conflittuali. Negli ultimi due anni abbiamo affiancato allo Spazio famiglie e minori i giudici in più di 180 ascolti di adolescenti. È elevato il numero dei ragazzi che rifiutano di vedere un genitore perdendo così l'opportunità di una bigenitorialità».
«Negli ultimi cinque anni c'è stato un aumento della discussione in merito agli affidi dei figli di coppie separate e difese più arcigne a tutela dei padri spiega l'avvocato Marcello Adriano Mazzola, autore anche di numerosi testi in materia perché, in realtà, la legge sull'affido condiviso, dopo 14 anni, non è mai stata realizzata compiutamente. Ancora oggi i figli passano l'85 per cento del tempo con le madri e il 15 per cento con i padri. All'interno di questa casistica ci sono anche comportamenti ostacolanti da parte delle madri». Non si tratta, secondo Mazzola, della discussa e mai provata scientificamente sindrome di alienazione parentale, ma di «condotte alienanti che non necessitano di studi scientifici».
Mai come in questi casi, però, ogni situazione è un mondo a sé. E serve la preparazione necessaria per capire e valutare. Giovanna Fava avvocata e presidente del Forum-Associazione Donne Giuriste: «Il nodo sta nella valutazione di due parole: separazione conflittuale e separazione violenta. Il conflitto è un dato naturale, la condotta violenta è reato e violazione dei diritti umani, indipendentemente dal fatto che la vittima abbia presentato o meno denuncia».

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E può succedere che quando la donna, madre e moglie vittima di violenza, ha il coraggio di spezzare questo legame, decidendo di separarsi, spesso, se lo ritrova, invece, riprodotto in quelle sentenze che costringono le vittime e i loro figli ad avere ancora relazioni con i compagni e padri. «La maggior parte di separazioni e divorzi, oltre l'85%, si conclude in modo consensuale e la maggior parte di esse coinvolge figli minori di età. Purtroppo, non si distingue ancora e non si tiene conto in giudizio della differenza tra relazione conflittuale e relazione violenta. E poi c'è un altro dato che fa riflettere: le separazioni giudiziali sono di poco superiori (15%) alla percentuale (12%) delle denunce per violenza presentate dalle donne».

LA BATTAGLIA DI LAURA
In questo contesto diventa sempre più importante che la decisione sull'affidamento dei figli sia fatta con equilibrio e competenza. «Per Laura Massaro c'è stata una mobilitazione, dopo che il Tribunale per i Minori aveva emesso un decreto che affidava e collocava il figlio di 10 anni presso il padre, nonostante la paura manifestata dal bambino ed il suo rifiuto a vivere con lui. In Appello il decreto è stato ribaltato - prosegue Fava - La maggior parte delle donne però non ha questa opportunità e subisce provvedimenti anacronistici e immotivati: i bambini non vengono creduti nelle loro paure, psicologi e Ctu (consulenti tecnici d'ufficio) si sono orientati a ritenere imprescindibile il rapporto pressoché paritario del figlio con entrambi i genitori e tendono ad imporre tale modalità a prescindere dal contesto familiare, dalle relazioni in essere».

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Recentemente c'è stata anche la sentenza che ha riguardato un padre: ha ottenuto la possibilità di vedere il figlio quando questo era ormai diventato maggiorenne. «I tempi troppo lunghi della giustizia minorile sono un altro dei problemi che genera conflitti: non sono a misura di bambino né di famiglia», sostiene Mazzola.
Pochi giorni fa una madre si è data fuoco davanti al tribunale di Mestre perché non le era permesso di vedere la figlia. «Anche certa psicologia giuridica o impreparazione dei professionisti del settore causa conflitti, come è avvenuto anche nel caso di Frosinone: bambini tolti a una famiglia solo per un disegno», aggiunge Fava. Un punto su cui concorda anche Mazzola: «Le Ctu andrebbero discusse sono nei casi gravi e fatte esclusivamente da professionisti riconosciuti. E questo raramente avviene».

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Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 18:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA