Una mamma su tre pronta a lasciare il lavoro nel caso in cui, con la seconda ondata di Covid, dovesse progeguire la didattica a distanza.
La didattica a distanza
Dalle risposte è emerso che sono soprattutto le mamme a occuparsi dei figli e a seguirli nello studio. «Il 65% delle madri ritiene che la didattica a distanza non sia compatibile con il lavoro». Alla domanda se stanno pensando di lasciare il lavoro qualora la dad andasse avanti, oltre il il 30% risponde di sì.«Si è ragionato troppo poco sull’importanza dell’apertura delle scuole dal punto di vista della tenuta sociale e del lavoro femminile», secondo Pastori. «E si rischia di fare lo stesso errore in vista del nuovo anno scolastico e nel caso di una seconda ondata. Durante il lockdown, infatti, le mamme dedicavano in media 4 ore al giorno ad aiutare i figli: praticamente un secondo lavoro part-time che si aggiunge a quello vero e alla cura della casa».
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La ricerca della Bicocca, spiega l'Agi, ha riguardato per il 98% donne di nazionalità italiana e con almeno un diploma superiore (41%), mentre il 38% ha una laurea, e il 15% anche un master post laurea; le intervistate si trovano mediamente in condizioni di relativo benessere e abitano soprattutto al Nord. Il 67% di loro ha continuato a lavorare dall’8 marzo in modalità smart-working, e il 62% lo ha fatto avendo un lavoro dipendente (il 18% erano partite Iva e il 4% circa ha anche affrontato la cassa integrazione). Si tratta di madri mediamente di 42 anni che hanno 1.4 figli, per la maggioranza bambini da scuola elementare: 2855 su 7mila.
Il lockdown
Il lockdown ha messo a dura prova le mamme lavoratrici, «Alcune donne sono riuscite ad ironizzare sulle acrobazie quotidiane della gestione della famiglia con lo smart-working, che peraltro annulla i confini tra la vita privata e quella lavorativa e non concede orari. Altre hanno ammesso la difficoltà di tenere insieme tutti pezzi. Ma tutte avvertono: la chiusura della scuola non può essere l’unica soluzione anche in caso di seconda ondata o ne va della tenuta delle famiglie e del Paese. La situazione italiana non ha paragoni col resto d’Europa: solo in Italia la chiusura è stata completa, per tutti gli istituti e fino a fine anno scolastico. Questo dovrebbe farci riflettere».La chiusura sia l'extrema ratio: «Non cerchiamo di risolvere tutto gettando il peso sulle spalle delle famiglie e soprattutto delle donne” è dunque l’appello finale che emerge dall'indagine».