Nonnismo contro l'allieva ufficiale Giulia Schiff, otto sergenti dell'Aeronautica di Latina vanno a giudizio

Lunedì 12 Ottobre 2020 di Michele Galvani
Nonnismo contro l'allieva ufficiale Giulia Schiff, 8 sergenti dell'Aeronautica di Latina a giudizio

Sono accusati di «reato continuato di lesione personale, pluriaggravato e in concorso»: per questo motivo tutti gli 8 sergenti, in forza presso il 70° Stormo dell'Aeronautica di Latina, sono stati rinviati a giudizio (udienza il prossimo 11 dicembre) nell'ambito dell'inchiesta legata al caso di Giulia Schiff, l'allieva ufficiale finita al centro di un caso - da lei sollevato - di nonnismo all'interno della caserma stessa.

L'allieva è stata anche espulsa dall'accademia, cosa su cui pende ancora il giudizio del Tar del Lazio (previsto il 23 ottobre).

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Siccome è una che non fa nulla per caso, diventa notevole l'ultimo tweet che Samantha Cristoforetti ha postato all'indomani delle polemiche su presunti atti di nonnismo ai danni del sergente ventenne Giulia Jasmine Schiff a Latina. "Nel lontano 2001, dopo il mio primo volo da solista al 70° Stormo di Latina.


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La storia

Giulia, veneziana, 21 anni, ha sempre avuto il sogno di volare: per questo, dopo l'Istituto tecnico aeronautico, si era presentata al concorso per l'ammissione di dieci allievi ufficiali di complemento dell'Aeronautica piazzandosi quarta su quasi 2.000 iscritti. Ed è qui, a Latina, che accade il fatto: viene presa a sberle, spinta con la testa contro una struttura metallica e infine gettata in una piscina e di nuovo colpita in testa dai suoi stessi commilitoni in quello che doveva essere un rito di iniziazione per gli aspiranti piloti dell'aeronautica. A denunciare tutto, con un video, è stata la stessa ragazza. Il procuratore militare della Repubblica Antonio Sabino, nel rinvio a giudizio degli otto imputati, tra le altre cose scrive: «Tutti i sergenti nel contesto di una celebrazione di tradizione goliardica denominata tuffo nella piscina del pingue, sollevavano da terra e trasportavano in posizione orizzontale, la paricorso sergente allievo ufficiale Schiff e, tenendola ferma per le gambe e le braccia, con dei fustelli di legno le infliggevano violenti colpi sul fondoschiena e pugni; quindi, le facevano urtare la testa contro la semiala in mostra statica posta in prossimità di una piscina, dove, infine, la gettavano: con tale condotta usavano violenza nei confronti della predetta sergente Schiff, cagionandole plurime escoriazioni ed ecchimosi ai glutei».

Secondo il generale Stefano Fort, incaricato di indagare sul caso all'interno dell'Accademia, la Schiff ha manifestato «insofferenza alla disciplina, all'obbedienza, alla subordinazione, al rigore, alla puntualità e allo spirito di sacrificio necessari per intraprendere una carriera militare». Eppure, per l'avvocato che difende l'allieva, Massimiliano Strampelli, «c'erano stati uno o più briefing nei quali si minacciavano gli allievi dei vari corsi nel caso in cui avessero solidarizzato con lei». Il messaggio che vuole far passare Giulia (e la sua famiglia) è che non è una questione di vendetta: la ragazza ha voluto denunciare solo dopo aver preso coraggio. E poi perché «il suo gesto deve essere di esempio per tutti quei militari che ancora hanno paura di denunciare i soprusi di cui sono vittime», ha concluso l'avvocato.

Nei giorni scorsi, il caso è arrivato all'attenzione del ministro della Difesa Lorenzo Guerini: «Non ci sarà comprensione per eventuali comportamenti che, anche alla luce dei pronunciamenti ancora attesi, si rivelassero difformi dagli imprescindibili principi di correttezza, etica professionale e rispetto della dignità individuale». Proprio sul tavolo del ministro è finita anche un'interrogazione parlamentare di 25 senatori.

Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA