Il loro nome sui documenti: la vittoria delle donne afghane

Venerdì 4 Settembre 2020 di Cristiana Mangani
Il loro nome sui documenti: la vittoria delle donne afghane

Avranno finalmente il loro nome sulle carte di identità nazionali. Non più solo madri di, figlie di, e in pubblico zie, a prescindere dal loro status. Una battaglia vinta tra mille sacrifici, quella delle donne afghane, che sono riuscite, dopo più di tre anni, a compiere un primo importante passo verso la normalizzazione della presenza pubblica, in un paese dove la figura femminile continua a rimanere un tabù.

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LA LEGGE
La notizia è stata riportata dal New York Times che ne ha seguito le sorti per tutto questo tempo. Almeno formalmente non si potrà più definirle my goat o my chicken, visto che finora pronunciare il loro nome in pubblico era considerato disdicevole, quasi un insulto. Verrà cancellata quella legge in base alla quale nei certificati di nascita dei figli non si poteva indicare il nominativo della madre. Non tutti gli afghani sembrano d'accordo sulla novità, perché considerano moglie e madri come una proprietà che, in ogni caso, non si deve esporre.
È partita dalla provincia occidentale di Herat la battaglia verso il riconoscimento di una identità. E sono state un gruppo di attiviste locali a battersi affinché si abolisse la norma e le usanze discriminatorie, al pari dell'uso del burqa. È stato lanciato un hashtag, #WhereIsMyName?, che ha fatto il giro del mondo con migliaia di adesioni. Safiqeh Mohseni, una delle donne che ha dato il via all'iniziativa, ha spiegato che l'obiettivo è stato quello di «rompere un tabù e riportare il nome e l'identità delle donne al primo posto».

Sebbene si tratti di una vittoria simbolica, viene, comunque, vista come un piccolo impulso per chi deve difendere i propri diritti in un momento in cui il paese sta avviando negoziati per un accordo di condivisione del potere con i talebani. Che negli anni 90 quando governavano l'Afghanistan, avevano confinato le donne nelle loro case privandole dei diritti fondamentali come l'istruzione e il lavoro retribuito.

Dopo quegli anni bui, la società afghana è in parte cambiata. Milioni di ragazze frequentano scuole e università in tutto il paese e le donne svolgono importanti lavori governativi. Ma gli attivisti dicono che una misoginia giustificata dalla religiosità è ancora profonda. Il vecchio tabù che vincola le donne in pubblico è così radicato da far litigare i giovani tra loro quando qualcuno osa menzionare il nome della madre o della sorella, un atto visto come un disonore. E ancora oggi, persino sulle tombe, le donne non hanno diritto al nome, visto che è consentito solo quello dei parenti maschi.

Il comitato legale del gabinetto afghano guidato da uno dei due vicepresidenti del paese, Sarwar Danish, ha confermato che è stata approvata una proposta di modifica della legge sul censimento per includere il nome della madre sulla carta d'identità, anche se l'emendamento dovrà essere approvato dal Parlamento e ci dovrà essere la firma del presidente. In Afghanistan non esiste un vero e proprio censimento della popolazione, l'ultimo risale agli anni 70, prima di quattro decenni di guerra e sconvolgimenti. Il paese ha introdotto un sistema di identificazione elettronica con iride e scansioni biometriche per aiutare le forze dell'ordine a identificare meglio i cittadini. Ma il processo di rilascio delle carte d'identità è stato contraddistinto anche da molte polemiche, perché è prevista la citazione del gruppo etnico di una persona.

I NUOVI DIRITTI
Nei giorni scorsi, la notizia del cambiamento della legge è stata accolta con grande entusiasmo sui social, anche se bisognerà fare i conti con le realtà rurali che continuano a essere molto conservatrici. Laleh Osmany, tra le prime sostenitrici di #WhereIsMyName? ha dichiarato: «La maggior parte dei limiti per le donne nella società non ha alcun fondamento nella religione, e me ne sono resa conto in profondità nei miei quattro anni come studentessa di diritto islamico. Nell'Islam non c'è nulla che limiti l'identità delle donne. Questo cambiamento, sebbene sia solo un primo passo, consentirà di avere la propria autorità senza la presenza di un uomo: le donne potranno ottenere documenti per i figli, iscriverli a scuola, viaggiare».
 

Ultimo aggiornamento: 12:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA