Non solo “Bangla”, indiane a Roma: tra lo spettro di matrimoni combinati e il sogno di libertà

Giovedì 6 Giugno 2019 di Laura Bogliolo
Non solo “Bangla”, indiane a Roma: tra lo spettro di matrimoni combinati e il sogno di libertà

«Con le mie amiche, per scherzo, diciamo : "Se restiamo zitelle possiamo sempre rivolgerci all'agenzia matrimoniale in India..». Irene Vettiyadan abita a Roma, nel quartiere Nomentano. Ha 18 anni e quando era più piccola sentiva che i genitori avrebbero preferito che frequentasse un ragazzo indiano. Nella cultura tradizionale della sua famiglia, le ragazze si devono sposare a vent'anni e con un ragazzo scelto dai genitori.
«Poi mi sono fatta forza e a mamma e papà ho detto chiaramente: "Non ho intenzione di frequentare per forza un indiano". E come è andata? I genitori, Lligy, infermiera, Benny portiere, in realtà avevano già cambiato idea. «Ormai mi sento più italiana che indiana" racconta la mamma. Vivono tra tradizione e modernità, riuscendo a superare spesso sensi di colpa e retaggi mentali. Sono le ragazze “indiane” di seconda generazione.

A 26 anni Lligy, la mamma di Irene, ha sposato Benny in India
«con un matrimonio combinato, così come si usa ancora oggi nel nostro Paese, sapevo sin da quando ero bambina che doveva accadere, quindi non è stato un grande trauma. Certo, in 24 giorni ho conosciuto mio marito e l'ho sposato...Ma a un patto: avevo detto ai miei genitori che dopo sarei tornata in Italia con mio marito». Irene conosce la storia dei genitori: «Il matrimonio combinato di mamma e papà? Fa uno strano effetto, come fai a decidere in così pochi giorni di passare la tua vita con una persona?». Irene frequenta il liceo Avogadro e vuole lavorare «all'Onu o nella Ue, mi piacerebbe aiutare popoli che soffrono». Si sente ed è italiana, ed è fiera della cultura indiana: «Per me è un onore, anche se in India ci sono ancora problemi per la diversità di trattamento tra uomini e donne, ma sono fiduciosa».

«In India ci sono agenzie matrimoniale che ti aiutano a trovare marito, ora ci sono siti per conoscere ragazzi, ma sempre con il supporto della propria famiglia
». «Può frequentare chi vuole – dice la mamma - deve fare la sua vita, qui in Italia fortunatamente per le donne c'è molta più libertà ed è uno dei motivi per cui sono voluta venire qui».

C'è un elemento della tradizione indiana che unisce molte ragazze a Roma. «La danza tradizionale indiana - spiega Irene - ci tengo moltissimo». Claudia Centaroli, 41 anni, romana è la sua insegnante ed è stata anche protagonista di una puntata della serie “Love me stranger” condotta da Chiara Francini su laF (Sky 135), produzione Stand By Me, con repliche ogni sabato sera dal 6 luglio. «Io italiana, diventata induista, mi sono ritrovata a essere un punto di riferimento qui a Roma per molte famiglie indiane cristiane, per diffondere la loro tradizione, la danza bharatanatyam è legata all'adorazione delle divinità, è una danza devozionale».

«Le ragazze di origini indiane - spiega Claudia - sono molto orgogliose delle loro cultura
». Alcune vengono da famiglie tradizionaliste: «Un'allieva mi ha raccontato che il fratello non voleva che indossasse i pantaloncini, allora glieli ho regalati il giorno del suo compleanno. Ma insomma, non ho mai conosciuto situazioni drammatiche». Claudia è uno dei punti di riferimento della comunità a Roma da circa dieci anni. «Ho visto cambiare la mentalità, ora le famiglie sono più aperte». Ma lo spettro del matrimonio combinato resta. Un po' come nel film “Bangla”.
 
 

Ultimo aggiornamento: 15:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA