Laura Chiatti: «Al cinema una donna bella non può interpretare ruoli disagiati»

Mercoledì 11 Novembre 2020 di Gloria Satta
Laura Chiatti: «Al cinema una donna bella non può interpretare ruoli disagiati»

Ancora struccata, alle 7 del mattino, Laura Chiatti aspetta di fare il tampone in fila con la troupe.

Un set al tempo del Covid: siamo a Testaccio, al Cimitero degli Inglesi, nell'ultimo giorno di riprese di Addio al nubilato, la commedia «di sole donne» diretta da Francesco Apolloni (La verità, vi prego, sull'amore), prodotta da Minerva Pictures con Rai Cinema in collaborazione con Amazon Prime Video e interpretata anche da Chiara Francini, Antonia Liskova, Jun Ichikawa. Al centro della storia quattro amiche alla vigilia di un matrimonio, la loro amicizia, i loro sogni, gli scontri, le scoperte. Laura, 38 anni, interpreta Linda, una fotografa lesbica che «fa coming out in modo bizzarro». E mentre parla, da una piccola tasca applicata sui suoi anfibi griffati fuoriesce un ciuccio: regalo di Pablo, 4 anni, il secondo figlio che l'aspetta a casa con il papà Marco Bocci e il primogenito Enea, 6.

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Da quando è madre gira meno film?
«Diciamo che faccio scelte mirate per non stare troppo tempo lontana dai bambini. La maternità è il mio più grande successo, viene prima di tutto».
E cosa l'ha spinta a girare Addio al nubilato?
«La fiducia nei confronti di Apolloni e il fatto che il film abbia per protagoniste quattro donne con le loro emozioni, alle prese con una notte da leoni».
Che tipo di personaggi preferisce interpretare?
«Mi hanno fatto fare spesso la femme fatale o l'amante mentre io vorrei tanto dei ruoli più drammatici, diciamo sostanziosi. Ma non vengo ritenuta credibile».
E perché?
«Beh, dipende dal mio aspetto. È come se una donna bella non potesse fare dei personaggi disagiati, destabilizzanti. Vorrei portare sullo schermo la poetessa Alda Merini ma non mi affideranno mai quel ruolo. Il cinema mi ha sempre vista sexy e a dire la verità la cosa mi fa un po' ridere».
Non si sente sexy?
«Quando ho cominciato nemmeno un po'. Oggi ho molta più consapevolezza della mia femminilità. Vado incontro ai 40 e il sex appeal finalmente me lo sento dentro».
Quando è diventata madre l'ha messo invece in pausa?
«Per i primi 4 anni la mia femminilità ha avuto un black out, i bambini e la gestione della famiglia erano la priorità. E non ho lavorato. Poi ho riequilibrato le cose».
Il cinema sopravviverà alla pandemia?
«È in grande affanno. Giri un film e non sai quando e come si vedrà. Per fortuna ho una famiglia e non ho la smania della carriera come tante colleghe sgomitone».
La sua schiettezza l'ha mai penalizzata?
«Penso di aver lasciato un buon ricordo in tutti quelli con cui ho lavorato. Non ho mai cercato l'approvazione degli altri. Sono come mi si vede: libera. Chi mi ama mi segua».
Ha mai subito delle molestie?
«Sono stata oggetto di avance come tutte le donne in questo mondo maschilista. Ho iniziato a lavorare a 14 anni, venivo dalla provincia umbra. Se un regista mi avesse invitata a fare un provino a casa sua mi sarei presentata con mia madre. Con tutto l'amore e il rispetto per le vittime degli abusi, noi donne abbiamo il libero arbitrio che ci permette di dire no. E le violenze vanno denunciate immediatamente, non dopo anni».
Ha lavorato con grandi come Sorrentino, Giordana, Verdone, Comencini, Avati, Sofia Coppola: che sfide le rimangono?
«Tutti mi spingono a fare teatro ma non mi sento ancora pronta. Avrei l'ansia di sbagliare. Invece farò il prossimo film diretto da Marco. E per fortuna è molto drammatico».

 

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 20:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA