Ancora struccata, alle 7 del mattino, Laura Chiatti aspetta di fare il tampone in fila con la troupe.
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Da quando è madre gira meno film?
«Diciamo che faccio scelte mirate per non stare troppo tempo lontana dai bambini. La maternità è il mio più grande successo, viene prima di tutto».
E cosa l'ha spinta a girare Addio al nubilato?
«La fiducia nei confronti di Apolloni e il fatto che il film abbia per protagoniste quattro donne con le loro emozioni, alle prese con una notte da leoni».
Che tipo di personaggi preferisce interpretare?
«Mi hanno fatto fare spesso la femme fatale o l'amante mentre io vorrei tanto dei ruoli più drammatici, diciamo sostanziosi. Ma non vengo ritenuta credibile».
E perché?
«Beh, dipende dal mio aspetto. È come se una donna bella non potesse fare dei personaggi disagiati, destabilizzanti. Vorrei portare sullo schermo la poetessa Alda Merini ma non mi affideranno mai quel ruolo. Il cinema mi ha sempre vista sexy e a dire la verità la cosa mi fa un po' ridere».
Non si sente sexy?
«Quando ho cominciato nemmeno un po'. Oggi ho molta più consapevolezza della mia femminilità. Vado incontro ai 40 e il sex appeal finalmente me lo sento dentro».
Quando è diventata madre l'ha messo invece in pausa?
«Per i primi 4 anni la mia femminilità ha avuto un black out, i bambini e la gestione della famiglia erano la priorità. E non ho lavorato. Poi ho riequilibrato le cose».
Il cinema sopravviverà alla pandemia?
«È in grande affanno. Giri un film e non sai quando e come si vedrà. Per fortuna ho una famiglia e non ho la smania della carriera come tante colleghe sgomitone».
La sua schiettezza l'ha mai penalizzata?
«Penso di aver lasciato un buon ricordo in tutti quelli con cui ho lavorato. Non ho mai cercato l'approvazione degli altri. Sono come mi si vede: libera. Chi mi ama mi segua».
Ha mai subito delle molestie?
«Sono stata oggetto di avance come tutte le donne in questo mondo maschilista. Ho iniziato a lavorare a 14 anni, venivo dalla provincia umbra. Se un regista mi avesse invitata a fare un provino a casa sua mi sarei presentata con mia madre. Con tutto l'amore e il rispetto per le vittime degli abusi, noi donne abbiamo il libero arbitrio che ci permette di dire no. E le violenze vanno denunciate immediatamente, non dopo anni».
Ha lavorato con grandi come Sorrentino, Giordana, Verdone, Comencini, Avati, Sofia Coppola: che sfide le rimangono?
«Tutti mi spingono a fare teatro ma non mi sento ancora pronta. Avrei l'ansia di sbagliare. Invece farò il prossimo film diretto da Marco. E per fortuna è molto drammatico».