Donne, la parità è lontana: a 25 anni dalla Conferenza di Pechino diseguaglianze in aumento

Sabato 18 Gennaio 2020 di Anna Guaita
Donne, la parità è lontana: a 25 anni dalla Conferenza di Pechino diseguaglianze in aumento

L'eguaglianza nel trattamento delle donne sul fronte del lavoro potrebbe portare a una netta diminuzione dei casi di malaria in Africa. La consequenzialità delle due situazioni può non sembrare così ovvia, ma un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità la rende immediatamente comprensibile: se la donna ha un lavoro e dispone di una sua somma di denaro, la investirà subito nell'acquisto di una rete antizanzara con cui proteggere i letti per la notte. E i casi di malaria diminuiranno marcatamente. Non è una teoria, è un dato appurato. Uno dei mille casi che confermano quella che 25 anni fa venne promulgata come la formula per migliorare le sorti del mondo: «Perché si possa raggiungere la giustizia sociale e la prosperità, e si possa realizzare uno sviluppo sostenibile è necessario che si verifichi l'eguaglianza di genere». Quando la donna cioè è perfettamente integrata in ogni settore della vita, pubblica e privata, la società ne trae vantaggi a tutti i livelli, anche i più imprevedibili.

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La conferenza
Era questa la certezza che veniva comunicata al mondo nel settembre del 1995, a Pechino, durante i lavori della storica Conferenza Mondiale sulle Donne, quella che stabiliva un volta per sempre che i diritti delle donne sono diritti umani e che il principio delle pari opportunità deve essere considerato un valore universale. A più di venti anni da quella data, si stanno facendo molti bilanci, e non tutti sono positivi. L'anno appena cominciato ci obbligherà a studiare e conoscere questi bilanci, poiché ci saranno vari appuntamenti mondiali dedicati proprio a valutare se le promesse di Pechino stiano o no avverandosi.

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La Piattaforma di Azione individuava 12 aree di intervento al livello globale, a cominciare da Donne e povertà, per arrivare a Istruzione e formazione delle donne, Donne e salute, La violenza contro le donne, fino a Donne e ambiente. Il prossimo otto marzo, il giorno della festa delle donne, si terrà all'Onu un appuntamento nell'ambito della campagna multigenerazionale I am Generation Equality, partita dalla Francia lo scorso settembre e destinata a concludersi con un convegno a Città del Messico a maggio. La campagna si riallaccia alla Conferenza di Pechino, con l'intento di riaccendere l'interesse per i suoi principi soprattutto fra le generazioni più giovani, e di stringere una alleanza più stretta fra gli interpreti principali dello sforzo di portare la parità di genere, e cioè la società civile, i governi, il mondo degli affari, i parlamenti, i sindacati, i media.
Man mano che ci addentriamo in questo 2020, l'impegno della campagna sarà rafforzato da una serie di ricorrenze cariche di significato: a fine marzo si riunisce la 64sima sessione della Commissione sullo stato delle donne, il 2 luglio cade il decimo anniversario della creazione di UnWomen, il braccio femminile dell'Onu, a settembre scade il primo quinquennio dalla ratifica dei Sustainable Development Goals, sempre a settembre celebreremo i 25 anni dalla Conferenza di Pechino, e poi il 30 ottobre i venti anni dalla Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza sulle donne, la pace e la sicurezza. A ognuno di questi appuntamenti, i bilanci saranno inevitabili.

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Il rapporto
Ma già sappiamo che rispetto all'eroico momento della Conferenza di Pechino, il cammino verso l'abolizione del gender gap è rallentato. Nel suo Rapporto sull'eguaglianza di genere, il World Economic Forum conferma che finora nessun Paese è arrivato al cento per cento dell'eguaglianza. Ai primi posti ci sono l'Islanda con l'88%, la Norvegia all'84,2, la Finlandia con l'83,2, e la Svezia con l'82. L'Italia è solo al 76esimo posto. Largamente distanziati sono i Paesi integralisti come l'Arabia Saudita o l'Iran, o quelli in via di sviluppo. Un settore in cui questo fatto è penosamente evidente è quello della salute: nei Paesi in via di sviluppo lo scarso accesso all'informazione e all'istruzione nonché la sottomissione delle giovani alla volontà del padre o dei fratelli maggiori, si traducono in ignoranza dei rischi di malattie sessuali, matrimoni precoci, gravidanze precoci. Dopo Pechino, si è compiuto un bel balzo in avanti nell'assistenza pre-natale alle donne, ma dal 2008 di fatto non si va più avanti. Un simile fenomeno avviene circa il salario, che dopo anni di lento miglioramento, è stazionario, e da quasi 15 anni le donne continuano a guadagnare 77 centesimi per ogni dollaro che un uomo prende per lo stesso lavoro. E ci sono ancora 104 Paesi che a tutt'oggi vietano certi lavori alle donne, e 54 che non hanno leggi contro le molestie sul posto di lavoro.
Inoltre le donne sono più frequentemente degli uomini impiegate part-time, dovendo anche curarsi dei figli e della casa, ma questo le esclude dai benefici che un impiego a tempo pieno garantirebbe loro, come la pensione e in certi Paesi (come gli Usa) anche l'assicurazione medica.

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Gli stipendi
La disparità economica va peggiorando anziché migliorando di pari passo con l'accrescere delle diseguaglianza fra le classi: tutti i dati confermano che negli ultimi anni i ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri. Per le donne è significato fare passi indietro rispetto alle conquiste dei primi dieci anni dopo Pechino. L'Onu interviene spesso a portare aiuto, ma come spesso gli stessi portavoce delle Nazioni Unite ripetono, la forza della grande organizzazione mondiale dipende dalla disponibilità dei Paesi che ne fanno parte. E ad esempio un certo Paese può vietare che i funzionari Onu vadano a tenere corsi di economia per aiutare le donne a aprire aziende familiari, mentre un altro Paese può negare ai funzionari dell'Organizzazione Mondiale della Sanità il permesso di tenere corsi di prevenzione dell'Aids. È utile ricordare che alla Conferenza di Pechino ben 189 Paesi accettarono la Piattaforma di Azione, e passarono leggi che favorivano l'eguaglianza, la salute e la sicurezza delle donne, ma poi molti sono stati meno solerti nell'attuazione di tali leggi. Gli strumenti ci sarebbero, cioè, ma spesso manca la volontà.
 

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