Violenze e molestie sessuali sulle manifestanti di Hong Kong. E' la pesante accusa che diverse donne che protestano hanno fatto affiorare, facendole conoscere all'opinione pubblica mondiale, e mostrando ancora una volta il pugno di ferro della polizia contro la manifestazione che dal 9 giugno sta sconvolgendo l'ex protettorato britannico sempre più sotto il controllo di Pechino. La polizia ha respinto al mittente queste accuse sebbene ci siano diverse testimonianze che vanno in senso contrario.
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Le proteste hanno avuto inizio con il rifiuto di un emendamento alla legge sulle estradizioni, ormai sospesa da più di due mesi, che ha mandato su tutte le furie la Cina, la cui ingerenza sull’autonomia di Hong Kong si sta facendo sempre più marcata. Le forze di polizia hongkongesi hanno usato armi da fuoco e idranti contro i manifestanti, nonostante la governatrice della città, Carrie Lam, avesse garantito che misure esclusivamente legali sarebbero state attuate per reagire alle proteste. Pechino ha definito la condotta dei manifestanti vicina al terrorismo: un termine, quest’ultimo, che ricalca quanto accaduto nella regione cinese dello Xinjiang.
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