Una luce nuova e più forte illumina il calcio femminile. Domani inizia il campionato di Serie A sotto il segno dell’entusiasmo. Il muro, se non tutto, in gran parte è stato abbattuto. Anche i più scettici ora guardano a quello femminile come Calcio e non più come un surrogato di quello maschile. Entusiasmo, dicevamo. In tanti hanno seguito la presentazione delle squadre di Lazio e Milan o le gare di Champions di Juventus e Fiorentina. Il merito è tutto delle ragazze terribili di Milena Bertolini. Hanno fatto innamorare un Paese intero, facendo lievitare l’interesse nei confronti del movimento con un’irresistibile miscela di gol e sorrisi. La Macarena come nostalgica colonna sonora di un’estate dalle forti tinte rosa. Una cavalcata fino ai quarti di finale che è valsa il 14°posto nel ranking FIFA. Ma non solo una impresa sportiva ma una vera e propria crociata contro le discriminazioni di genere. Il lieto fine deve essere ancora scritto ma l’happy ending non sembra più una chimera. E a scriverlo potrebbero essere quelle bambine che vedendo il Mondiale davanti alla Tv si sono appassionate al calcio femminile, chiedendo ai propri genitori di poter diventare le Sara Gama o le Barbara Bonansea. Ci vorrà del tempo ma la strada è stata già tracciata. Parliamo chiaramente del professionismo, condizione fondamentale per la sopravvivenza e l’innalzamento del livello. Ora o mai più verrebbe da dire. La Figc da tempo sta cercando una soluzione valida.
Calcio donne, il presidente del Milan: «Puntiamo al professionismo»
ASCOLTI E TESSERAMENTI
Intanto ci sono i numeri a confortare qualsiasi scelta.