Armani: «Le donne stuprate dagli stilisti». Polemiche nel mondo della moda

Sabato 22 Febbraio 2020 di Anna Franco
Armani: «Le donne stuprate dagli stilisti». Polemiche nel mondo della moda

Del corpo della donna è sempre stato fatto un fiero pasto. Qualche nudità di troppo o il giusto tocco di vedo e non vedo ha fatto impennare le vendite o ha creato ingorghi stradali, come fecero nel 1994 i cartelloni pubblicitari con décolleté di Eva Herzigova in bella vista per la pubblicità del reggiseno Wonderbra. Ieri Giorgio Armani si è ribellato a tutto ciò. A margine della sua sfilata Emporio Armani per il prossimo autunno/inverno ha dichiarato senza mezzi termini: «Bisognerebbe piantarla di parlare di tendenze, che non ci sono e non devono esserci, perché la vera libertà dovrebbe essere per una donna scegliere cosa indossare in base al suo gusto e alla sua conformazione fisica».
LA SCELTA
«È chiaro che, per esempio - ha detto ancora Armani - una giacca gonfia non sta bene a tutte e credo che le donne abbiano l'intelligenza per saperlo e per saper scegliere. Ognuno può optare per ciò che vuole, ma evitiamo il ridicolo. Poi, diciamo che le donne vengono stuprate in un angolo, ma le donne continuano a essere stuprate dagli stilisti. E mi ci metto dentro anche io».
E Armani continua, sottolineando di aver cercato di inserire da Emporio la più grande varietà di capi, adatti a tutte le varie conformazioni fisiche: «Penso alle campagne pubblicitarie, che sono un modello di riferimento estetico e hanno come protagoniste donne bellissime ed emblematiche, ma spesso con seno o gambe in vista. In questo caso il loro corpo viene usato indebitamente».
La memoria va alla campagna Gucci del 2003 firmata dell'allora direttore creativo Tom Ford insieme a Carine Roitfeld, all'epoca direttrice di Vogue Paris. Un modello era inginocchiato di fronte a una ragazza alla quale abbassava gli slip, dai quali spuntava una G ottenuta con un'originale depilazione dell'inguine. Nel 1992 una diciassettenne Kate Moss dichiarò di aver rischiato l'esaurimento nervoso quando dovette posare in topless per Calvin Klein. Il suo compagno di lavoro e pose, Mark Wahlberg, non la fece sentire per nulla a suo agio. Si gridò allo scandalo in entrambi i casi. Cosa che non accadde, invece, più recentemente, nel 2014, quando Anna Ewers apparve nuda su una poltrona coi jeans calati e una scritta a coprirle il seno per Alexander Wang. Anzi, la cosa valse alla protagonista la nomina a modella dell'anno.
LA SENSUALITÀ
«Io ho sempre lavorato con Gianni Versace, quindi con un'altra scuola di pensiero - racconta uno dei più grandi fotografi di moda, Giovanni Gastel - Credo che sia giusto che ognuno giochi con la propria sensualità e non è disdicevole farlo. Sono a favore di una diversità di genere e non ci vedo nulla di male in una donna che voglia essere sexy. Per esempio, Versace prendeva la femminilità e la rendeva dirompente. La moda da allora è cambiata enormemente e non ci sono più degli imperativi assoluti, lo spettro è ampio e si può scegliere a seconda di quello che si è o si vuole essere. È un modo di comunicare se stessi e il fatto di poter combinare più abiti a seconda della unicità dell'essere umano è molto interessante. Per quanto riguarda le campagne pubblicitarie, quando le scatto creo un sogno, un mondo parallelo che non esiste. Le donne non sono cretine, sanno distinguere tra uno scatto fotografico che evoca ciò che non c'è e la realtà. Lascerei, quindi, all'intelligenza della donna decidere cosa mostrare e cosa no, senza dictat nemmeno in questo senso».
LA CENSURA
Simone Guidarelli, stylist di fama internazionale e appena rientrato dalle sfilate di Chiara Boni a New York, afferma: «Siamo in un momento in cui pensiamo di proclamare un inno alla libertà delle donne e, invece, le stiamo solo censurando e usando per altri scopi. Se una donna è intelligente segue se stessa e non le tendenze e nemmeno uno stilista». Nei giorni scorsi due stiliste come Miuccia Prada e Silvia Venturini Fendi, alle sfilate milanesi hanno sottolineato come in ufficio si può andare con la giacca, ma stretta in vita, o magari con un abito dalle forme curvilinee color confetto. La libertà di pensiero passa anche dal vestito e proprio la Venturini Fendi aveva dichiarato: «Mi piacerebbe vedere una donna di potere vestita in chiffon rosa».
 

Ultimo aggiornamento: 15:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA